sefardìta

agg. e sm. o f. (pl. m. -i) [sec. XIX; dall'ebraico sĕfāraddī', da Sĕfārad, Spagna]. Nome dato agli Ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492, calcolati in ca. 165.000, e ai loro discendenti. Rifugiatisi in diversi Paesi (Portogallo, Africa settentrionale, Italia – soprattutto a Venezia, Ferrara, Livorno ecc. –, Olanda, Grecia, Turchia e poi in Israele), vi formarono comunità in parte tuttora esistenti. Molti di essi continuarono a parlare uno spagnolo arcaico, di grande interesse filologico e storico. Alcuni si distinsero, nelle nuove patrie, come statisti, scienziati, finanzieri (Leone Ebreo, M. Teixeira, Toledano, B. Disraeli ecc.).

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