seminatrìce

agg. e sf. [da seminare]. Macchina usata in agricoltura per distribuire i semi sul terreno, nonché per interrarli e ricoprirli con uno strato di terra. Si compone essenzialmente di un telaio rigido, montato su due o su quattro ruote, sul quale è sistemata una tramoggia di forma allungata, disposta trasversalmente alla direzione di marcia, dalla quale i semi, attraverso speciali tubi telescopici o flessibili, vengono depositati sul terreno. La regolarità e l'uniformità di passaggio sono assicurate da organi di vario tipo, consistenti in orifizi, alveoli, cucchiai o meccanismi a funzionamento forzato. L'interramento dei semi è assicurato da organi assolcatori destinati a tracciare piccoli solchi nel terreno prima della caduta degli stessi, dopodiché altri dispositivi copriseme (catene, anelli metallici o ferri a zigzag direttamente collegati al telaio) provvedono a ricoprirli di terra. Il traino può essere animale o meccanico; alcuni modelli provvedono anche a distribuire il concime sul terreno contemporaneamente alla semina. Le seminatrici a postarelle o a cespi funzionano in modo analogo alle precedenti, con la differenza che il dispositivo per la distribuzione è congegnato in modo da lasciar cadere sul terreno i semi a gruppi e a intervalli regolari, dei quali può essere variata la frequenza. Nella seminatrice a spaglio la tramoggia, fissata alla trattrice, contiene un albero orizzontale rotante che porta un certo numero di dischi situati alla medesima distanza uno dall'altro e il cui movimento provoca la caduta dei semi su una tavola di ripartizione situata esternamente.

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