significàto

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino significātus-us, indizio, segno, da significāre, dare un segno].

1) Concetto insito in ogni segno comunicativo; senso: significato esatto di un termine; il recondito significato delle sue parole.

2) Ciò che significa o vuole esprimere, il modo in cui può essere inteso un gesto, un atteggiamento, un fatto e sim.: il significato della sua protesta è ignoto a tutti.

3) Fig., importanza, valore: solo l'amicizia ha per lui un significato.

4) In linguistica, termine modellato su quello francese signifié, usato da F. de Saussure per designare il concetto, cioè il senso sotteso all'immagine acustica detta significante.

Filosofia

Concetto di estensione assai vasta, che, nella sua accezione fondamentale, indica il possibile riferimento di un segno (parola) all'oggetto a esso relativo. La relazione così intercorrente tra il segno e l'oggetto è precisamente ciò che denota il valore di significato del segno stesso, permettendo così di distinguere, nel significato, il segno con cui è operato il riferimento e l'oggetto cui il segno è riferito. Questa distinzione, importantissima ma puramente formale, non implica però che sia possibile una separazione effettiva dei due elementi, la cui relazione è in realtà un'unità inscindibile di segno (parola) e di oggetto, e che si esprime appunto come relazione di significato: questa unità implica altresì che la relazione di significato non possa essere considerata semplicemente un caso della più vasta relazione di predicabilità, ma costituisca invece un problema particolare, oggetto d'indagine di filosofi e logici già fin dall'antichità. Già gli stoici colsero in modo perfetto questo duplice aspetto nella problematica del significato, pur scindendo il significato vero e proprio, cioè la relazione dei due momenti, da questi momenti stessi, e vedendo in esso un terzo momento diverso e più alto: di qui la caratteristica terminologia stoica – poi adottata anche da gran parte dei logici medievali – secondo cui i due aspetti fondamentali vengono detti “voce” e “ciò che è” (cioè il “segno” e l'“ente” cui il segno viene riferito), mentre la relazione di significato tra di essi istituita è un terzo momento ed è precisamente un atto di pensiero. Pur con la diversa terminologia di significatio e suppositio, questo apparato concettuale è nel Medioevo e nella filosofia scolastica accettato quasi universalmente e si ritrova in Pietro Ispano, in Guglielmo di Occam, in Giovanni Buridano e in molti altri pensatori; e la stessa distinzione rimane nel pensiero moderno, pur con notevoli oscillazioni terminologiche nell'uso dei medesimi concetti: da G. W. Leibniz alle opere logiche di J. Stuart Mill, nel cui pensiero è però presente uno sforzo diretto a ricondurre tutta la problematica del significato al primo dei due momenti fondamentali sopra descritti, e cioè al segno, sopprimendo quindi la dualità espressa dal concetto stesso di relazione.

Logica

In logica moderna ancor oggi non si è pervenuti a una determinazione complessivamente soddisfacente del termine, nonostante sia stato oggetto in varie epoche di numerose indagini da parte di filosofi, linguisti e logici. Nello sviluppo della logica del XX secolo la teoria del significato di G. Frege è risultata però fondamentale ed è stata sostanzialmente accolta dalla gran parte dei logici. Nel suo scritto Über Sinn und Bedeutung (1892) Frege propone di associare a ogni segno, in senso lato, un significato intensionale (Sinn=intensione, senso, connotazione) e un significato estensionale (Bedeutung=estensione, significato, denotazione, o anche riferimento), cosicché il significato di un segno è costituito dalla sua intensione e dalla sua estensione. Si dice allora che il significato intensionale esprime l'intensione del segno, mentre quello estensionale ne designa l'estensione. Questa trattazione della teoria del significato non era completamente nuova, anzi se ne trovano accenni già nella logica stoica, ma l'aspetto originale della teoria di Frege sta nel trattare in modo analogo ogni tipo di segno e in modo particolare i nomi, i predicati e gli enunciati e nell'introdurre i valori di verità, pur senza la convenzionalità che hanno oggi, il cui ruolo è di fondamentale importanza nella logica moderna. Per Frege, dal punto di vista estensionale il significato di un elemento linguistico o di un segno è una funzione avente per argomenti una n-pla di individui e per valori i valori di verità vero o falso (nelle logiche polivalenti tali valori possono essere 3, 4,..., infiniti). Le ricerche successive si sono accentrate soprattutto sull'analisi e sullo sviluppo di quelle nozioni e di quelle procedure che stanno alla base dell'attribuzione di un significato a un segno. Si è venuto così consolidando quel filone di studi noto come semantica che a partire dagli anni Venti ha avuto un ruolo sempre più centrale nella ricerca logica. A queste ricerche si collegano quelle su natura del significato, su relazione tra segno e significato. Queste si sono articolate in due posizioni fondamentali: da una parte coloro (A. Church, R. Carnap, C. I. Lewis, per citarne alcuni) per i quali il significato è una relazione tra una parola, un enunciato e la sua estensione e la sua intensione; dall'altra coloro (per esempio L. Wittgenstein) per i quali il significato di un'espressione è dato dalle regole o dalle convenzioni che determinano ciò che con esso può o non può essere detto, domandato, comandato e così via. Sia l'impostazione del significato come relazione sia quella come “uso” non hanno sinora fornito una formulazione soddisfacente della natura del significato stesso, anche se hanno consentito di individuare tutta una serie di difficoltà e di oscurità connesse all'una o all'altra delle concezioni che hanno permesso di delineare e delimitare con maggior chiarezza il problema del significato.

Bibliografia

Per la filosofia

W. P. Alston, Philosophy of Language, Englewood Cliffs (N. J.), 1964; J. D. B. Walker, A Study of Frege, Oxford, 1965; T. De Mauro, Introduzione alla semantica, Bari, 1965; G. Watson, The Stoic Logic of Knowledge, Oxford, 1966; J R. Searle, Speech Acts, Londra, 1969; D. Wilson, in Presuppositions and Non-Truth Conditional Semantics, Londra-New York, 1975.

Per la logica

A. Bonomi (a cura di), La struttura logica del linguaggio, Milano, 1973; A. De Simone, Alchimia del segno, Urbino, 1985.

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