sottie o sotie

sf. francese. Genere teatrale francese di carattere satirico-burlesco, diffuso nei sec. XV e XVI. Si riallacciava alla medievale Fête des fous e fu così denominato perché era affidato all'interpretazione dei sots, che indossavano il tradizionale costume giallo e verde dei buffoni, con orecchie d'asino unite al berretto, giacca troppo corta, calzoni aderenti e campanelli alle gambe. Essi appartenevano in genere ad associazioni amatoriali come gli Enfants sans souci e i Clercs de la basoche, ma è possibile che il loro repertorio fosse anche recitato da compagnie semiprofessionali più o meno permanenti. La sottie era parte integrante di uno spettacolo comprendente di solito anche un mistero (o una moralità) e un farsa. La sottie si distingue dalla farsa per la struttura meno compatta, basata più che sulle peripezie dell'intreccio sui frequenti riferimenti all'attualità, sulle variazioni allegoriche e sulle trovate verbali, mimiche e acrobatiche degli interpreti. Tra la fine del sec. XV e l'inizio del XVI diedero dignità letteraria al genere autori come André La Vigne e P. Gringore (La rappresentazione del Principe dei Matti e Mamma Matta) che, sotto il velo di trasparenti allegorie, potevano a volte impunemente criticare la situazione politica e religiosa del Paese, valendosi in questo dei privilegi tradizionalmente concessi ai buffoni. Il successo dei loro copioni è attestato dalle numerose edizioni a stampa.

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