straordinàrio

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agg. e sm. [sec. XIV; dal latino extraordinaríus, da extra, fuori+ordo-ínis, ordine, fila, regola].

1) Agg., che è fuori dell'ordinario, del normale, del consueto; che è diverso rispetto a ciò che avviene o si fa normalmente: è un giorno straordinario. Per estensione, grandissimo, enorme, notevole: una forza, una bellezza straordinaria; anche eccezionale, singolare: suo padre è un uomo straordinario.

2) Che non è previsto, che non è in programma: assemblea, riunione straordinaria; edizione straordinaria, edizione di un quotidiano effettuata in occasione di avvenimenti eccezionali; treni straordinari, quelli istituiti eccezionalmente in periodi di particolare intensità del traffico; lavoro straordinario, quello compiuto fuori dell'orario di lavoro e in aggiunta a esso. In particolare, di impiegati e lavoratori avventizi, assunti temporaneamente; professore straordinario (o straordinario, sm.), professore che è stato nominato di recente e non è quindi ancora compreso nel ruolo ordinario; agente straordinario, missione diplomatica straordinaria, istituiti con carattere di temporaneità, nettamente distinti da agenti e missioni normali. L'agente straordinario è equiparato al ministro plenipotenziario, rappresenta il capo dello stato ed è direttamente accreditato presso il capo dello stato ospitante.

3) Sm., cosa eccezionale: non c'è niente di straordinario in quello che faccio. In particolare, lavoro straordinario e la retribuzione corrispondente: ritirare gli straordinari. § Il lavoro straordinario è il lavoro prestato in aggiunta al normale orario di lavoro giornaliero e settimanale ed è fissato dalla legge o dai contratti collettivi. Conferisce al lavoratore il diritto a una maggiorazione sulla paga oraria normale (la percentuale minima, imposta dalla legge, è del 10%, mentre percentuali più alte sono fissate dalla contrattazione collettiva).

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