Lessico

sm. [sec. XIV; latino solum].

1) Superficie del terreno su cui stanno o si muovono cose, animali e persone: cadere al suolo; suolo pubblico. Il suolo è un bene immobile, la cui proprietà si estende al sottosuolo, con tutto ciò che è ivi contenuto; il suo proprietario può fare qualsiasi scavo od opera che non rechi danno al vicino, ma con le limitazioni che derivano dalle leggi sulle antichità e le belle arti, sulle acque e sulle opere idrauliche e da altre leggi speciali. Per estensione, poetico, la superficie di uno specchio d'acqua: “sovra 'l suol marino” (Dante). In particolare, in aerodinamica, effetto suolo o effetto cuscino d'aria, complesso di fenomeni che si verifica quando un'aerodina si sostiene in volo a quota minima sopra una superficie piana molto estesa, solida o liquida.

2) Parte della superficie terrestre, terreno: suolo fertile, arido. Fig. lett., paese, territorio: il suolo natio, la patria. In particolare, in pedologia, strato che ricopre le rocce, formatosi dalla degradazione di queste sotto l'azione combinata di agenti atmosferici e biologici.

Aerodinamica

Il comportamento aerodinamico dell'ala o dell'impennaggio di un velivolo, o del rotore di un elicottero, che si mantengano in volo a quote molto ridotte rispetto a una sottostante estesa superficie piana, risente vistosamente della presenza dell'ostacolo citato, il quale altera radicalmente il campo aerodinamico nei confronti di quello che normalmente si riscontra quando il volo viene effettuato a quote sostanzialmente infinite rispetto a un qualsiasi ostacolo. Il complesso dei fenomeni citati è particolarmente notevole quando l'ala opera a un'altezza, rispetto alla sottostante superficie, dell'ordine della sua corda (o inferiore), e similmente, nel caso del rotore, quando l'altezza di questo è dell'ordine del suo diametro (o inferiore). In entrambi i casi, a pari potenza impegnata, si ottiene un aumento di portanza sensibilmente più elevato che non nel caso delle usuali condizioni di volo a quote ragguardevoli: ciò è dovuto alla cospicua diminuzione delle perdite di portanza indotte che si verifica in quanto la presenza del terreno (o della superficie liquida) riduce l'entità delle velocità indotte, e rende viceversa maggiore il contributo dato alla portanza dai campi di pressione che vengono a stabilirsi sotto l'ala o sotto il rotore. Le vistose alterazioni che il campo aerodinamico subisce (rispetto a quanto si verifica allorché identiche forze sostentatrici vengono prodotte in seno a un fluido che possa ritenersi indefinitamente esteso in tutte le direzioni rispetto all'aerodina in esame) determinano sensibili riduzioni della resistenza e della potenza indotta, per pari azioni portanti esplicate e, nel caso di aeroplani, anche notevoli riduzioni dell'efficacia dell'equilibratore nel fornire momenti cabranti. Per quanto riguarda gli aerei l'effetto suolo può portare a un apprezzabile appiattimento della traiettoria in fase di atterraggio, rendendo necessaria una maggiore lunghezza di pista, mentre nel caso dell'elicottero l'effetto suolo consente il decollo in verticale dell'aeromobile anche in condizioni di sovraccarico che ne precluderebbero la sostentazione a punto fisso a quota anche di poco più elevata. Inoltre, alcuni convertiplano con assi delle eliche orientabili verso l'alto, nell'esecuzione di decolli e atterraggi verticali hanno mostrato di possedere, in effetto suolo, doti di stabilità e di controllabilità inaccettabili.

Pedologia

La formazione di un suolo è condizionata, in primo luogo, dalla particolare composizione della roccia madre sulla e dalla quale esso si evolve; altri fattori importanti per la sua genesi sono la topografia locale, le caratteristiche climatiche regionali, la copertura vegetale ecc. Fattore di fondamentale importanza è l'acqua: un esempio è fornito dall'azione della pioggia che, per infiltrazione lenta e progressiva, giunge ad alterare i graniti o, per ruscellamento di acque meteoriche, provoca l'erosione dei terreni di tipo mediterraneo mettendone a nudo gli strati rocciosi sottostanti, dando origine ai cosiddetti “suoli scheletrici”. Cause importanti che intervengono nell'alterazione della roccia madre sono: le differenze di temperatura (per esempio, il gelo) che ne provocano lo sbriciolamento e la successiva decomposizione; l'azione di penetrazione e corrosione dovuta alle radici delle piante; lo sfaldamento degli strati superficiali da parte di Muschi e Licheni incrostanti. Nella genesi di un suolo essenziali sono, inoltre, l'accumulo di materiali organici e la migrazione di elementi chimici. Lo strato di foglie morte, cadute e ammucchiate sul terreno (la cosiddetta lettiera), imbibite dalle piogge, viene lentamente invaso da numerose schiere di organismi saprobi (Batteri, ProtozoiFlagellati e Rizopodi, Rotiferi, Nematodi ecc.); inoltre tutta la massa è ben presto compenetrata da miceli fungini. In un secondo tempo intervengono organismi demolitori saprofagi, come Oligocheti (lombrichi), Miriapodi, Molluschi Gasteropodi (limacce e chiocciole), Acari, Collemboli e vari gruppi di Insetti, i quali attaccano, frammentano e digeriscono (in parte) i detriti vegetali. Dalla lenta decomposizione di questo materiale organico e dal suo rimescolamento con particelle inorganiche e con frammenti vegetali non intaccati, deriva un particolare tipo di terriccio, l'humus, le cui caratteristiche chimiche dipendono in gran parte dalle specie botaniche le cui foglie hanno costituito la lettiera. Infatti, una lettiera di ambiente boschivo a piante caducifoglie (querce, betulle, carpini ecc.) su di un suolo originario calcareo, porta alla formazione di un humus dolce, a reazione sensibilmente neutra, detto mull. In questo caso, il materiale vegetale di accumulo è stato ampiamente lavorato e digerito dai lombrichi e l'humus diventa una miscela complessa di argille e colloidi organici, caratterizzata da una colorazione scura nell'orizzonte superiore (mull forestale di tipo coprogeno). Una digestione parziale del detrito vegetale a opera dei demolitori, specie su un terreno povero, dà invece un secondo tipo di humus, coprogeno ma poco alterato e di consistenza piuttosto pulverulenta: il moder. Un terzo tipo di humus si origina (spesso su roccia madre silicea) a partire da una lettiera di foglie resinose o molto lignificate (per esempio, aghi di Conifere o foglie di Ericacee); questa è poco adatta a un attacco completo da parte di Oligocheti e Miriapodi; viene tuttavia in parte erosa da Molluschi, grossi Collemboli e acari. Si viene a costituire così un humus bruto (detto mor), acido, di consistenza quasi feltrosa, poco decomposto e invaso da miceli di funghi saprofiti, che ne effettuano lentamente la digestione. Per azione dell'acqua, che intride l'humus e percola nel sottostante terreno, si verifica la migrazione di elementi (ioni minerali solubili, particelle argillose ecc.) nei vari strati del suolo. L'andamento di un tale trasporto dipende dalla situazione topografica e climatica regionale del suolo stesso. Nei climi aridi, infatti, è molto frequente un trascinamento degli elementi verso l'alto per evaporazione, con formazione di vere e proprie croste superficiali (per esempio, di cloruro di sodio o di gesso o di materiali ferruginosi). Il trascinamento di particelle può avvenire anche verso gli strati più profondi del suolo, per azione dell'acqua piovana percolante (lisciviazione), come si verifica nei climi umidi. Le acque meteoriche possono provocare anche una lisciviazione trascinando in profondità acidi humici (dovuti a un'incompleta mineralizzazione della lettiera di aghifoglie) seguita da liberazione di ferro da parte delle argille in seguito all'attacco di tali acidi; sempre per azione delle acque, il ferro migra in profondità sotto forma di idrossido ferrico colloidale per cui si forma una fascia cinerea composta quasi solo di silice: in tal caso si parla di podsolizzazione. Va sottolineato che le attività dei microrganismi sono particolarmente intense nelle rizosfere (parte del suolo circondante le radici e gli organi sotterranei dei vegetali vascolari). Basta a questo proposito ricordare le attività simbiotiche, micoriziche e saprotrofe di molti funghi; le digestioni enzimatiche della cellulosa, la nitrificazione, la fissazione dell'azoto libero da parte di Batteri e Alghe Azzurre ecc. Tenendo conto di tutti questi fattori, e con un'attenta analisi verticale del terreno, è possibile definire la natura e composizione, la struttura e la successione dei diversi strati, cioè il profilo di un suolo, che comprende un insieme di livelli, a loro volta suddivisibili in più orizzonti. Praticamente, si è constatato che i suoli naturali presentano una vasta gamma di differenziazioni, legate alle diverse condizioni ambientali di formazione: in relazione a ciò sono state elaborate diverse classificazioni; di queste, alcune tengono conto per esempio dei rapporti fra suolo e roccia madre, distinguendo i suoli autoctoni, formatisi in situ, da quelli alloctoni, che non hanno invece rapporti di derivazione con la roccia sottostante, in quanto formati da materiali convogliati dalle acque superficiali.

Classificazione

In rapporto alle caratteristiche fisiche e alla loro composizione i suoli sono invece abitualmente classificati in base al clima in cui si sono formati (classificazione climatica, basata sul presupposto che il clima sia uno dei fattori determinanti della pedogenesi) o in base al chimismo dei vari orizzonti (classificazione chimica). La classificazione più seguita è quella, elaborata nell'ex Unione Sovietica, che tiene conto sia delle proprietà chimiche sia dell'evoluzione climatica e della dinamica evolutiva del suolo (classificazione mista). In base a tale classificazione è possibile distinguere più tipi di suolo. I suoli zonali sono quelli maturi, ben drenati, in equilibrio con il clima, le precipitazioni e la vegetazione della zona in cui si trovano, quest'ultima in genere ad andamento topografico orizzontale o a pendenza poco accentuata. Quando gli stadi evolutivi di un suolo vengono bruscamente interrotti (per esempio, per fenomeni di erosione) e non è possibile giungere a uno stadio di maturazione, si avranno suoli azonali (per esempio, rendzine), scheletrici, su rocce madri poco decomposte. Infine possono intervenire condizioni locali particolari di drenaggi o di composizione minerale nell'evolversi di un suolo, e condurlo a stadi ben diversi da quelli a cui lo porterebbero normalmente i fattori climatici e la vegetazione; è il caso dei suoli intrazonali, come i suoli salati o alomorfi, litorali e continentali, e dei suoli inondati, di torbiera ecc. Tra i suoli zonali, i più importanti per l'economia umana, si ricordano i seguenti: suoli podsolici, caratteristici dei climi temperati freddi e umidi che si formano su roccia madre silicea; la loro vegetazione-climax è la foresta di aghifoglie ed ericacee (per esempio taiga); l'humus tipico è il mor, a lenta mineralizzazione. Il profilo del suolo soggetto a una tipica podsolizzazione è del tipo classico ABC: l'orizzonte A₂ è di color grigio cenere, in prevalenza composto da silice, ben lisciviato; in profondità si trovano gli orizzonti di accumulo B, colorati e composti da sesquiossidi di ferro e alluminio. Suoli bruni, dei climi temperati medio-umidi, assai diffusi in Europa; l'orizzonte di superficie A₁, debolmente lisciviato, è costituito da humus calcico (in media dal 3 al 7% di carbonati), di caratteristico colore bruno scuro. Suoli neri, caratteristici di zone aride, di colore nero dovuto alla presenza di sostanza organica e di ossido di manganese. La colorazione nera della sostanza organica deriva dal processo di lenta decomposizione che subisce, oppure, come nel caso dei cernozëm della steppa russa, dall'abbondanza di sostanza organica legata all'argilla. Suoli rossi mediterranei, formati su roccia madre calcarea, in un clima di tipo mediterraneo con umidità invernale e stagione estiva notevolmente arida. Presentano un color rosso caratteristico: tale colore (da cui il generico nome di “terra rossa” dato dai pedologi) è dovuto ai sali di ferro, ossidi più o meno disidratati, che impregnano le argille miste a silice della roccia madre decalcificata; la loro formazione può risalire a periodi geologici molto antichi (paleosuoli). Suoli desertici, si formano in climi aridi e sono originati in prevalenza per azione eolica di accumulo di materiale incoerente (deserti sabbiosi o erg) o per asporto di substrato e messa a nudo di una crosta di residui ciottolosi cementati fra loro (deserti di pietre o reg). Lato-suoli che, formati per decomposizione spinta della roccia madre, grazie alle condizioni climatiche, possono essere fortemente lisciviati, con successivo accumulo di sesquiossidi di Al e Fe in orizzonti profondi poco distinti: questi suoli, poco fertili, sono caratteristici della vegetazione-climax delle fitte foreste equatoriali e delle rade foreste tropicali. Ne esistono numerose varietà come le corazze (o carapaci) lateritiche, concrezioni ferruginose impermeabili all'acqua, spesso a vasta estensione, che si instaurano in seguito alla deforestazione e sono particolarmente disadatte a una rapida ricolonizzazione da parte di vegetali pionieri; suoli di tundra e di alta montagna, esistenti nelle regioni subartiche, gelati in profondità per molti mesi all'anno; la lisciviazione e podsolizzazione vi sono, pertanto, inibite o molto limitate; il materiale organico di accumulo, torboso, rimasto in superficie, si mineralizza assai lentamente. Hanno un profilo AC, estremamente semplificato. Un altro tipo di classificazione utilizza come parametro guida l'ambiente genetico dei suoli, soprattutto in ambienti estremi come quello glaciale, dove l'azione meccanica del crioclastismo conferisce all'aspetto fisico dei suoli delle configurazioni caratteristiche: suolo periglaciale o crionivale, caratterizzato da strutture di geliflusso. Si forma in regioni dove si hanno cicli climatici di alternanza gelo-disgelo. I suoli striati sono un tipo particolare di suolo periglaciale, caratterizzato da un'alternanza di fasce terrose e fasce detritiche o di fasce detritiche fini e fasce detritiche grossolane; anche in questo caso la selezione dei materiali è legata al ciclo gelo-disgelo; un altro tipo di suolo periglaciale sono i suoli poligonali, caratterizzati in superficie da particolari associazioni geometricamente poligonali di ciottoli grossolani, oppure da fessurazione poligonale. In quest'ultimo caso il suolo non è legato all'ambiente periglaciale, bensì all'essiccamento prolungato subito in zone aride.

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