subcultùra

sf. [sub-+cultura]. Nelle scienze sociali, una subcultura costituisce un sistema di atteggiamenti, valori, stili di vita e modelli di comportamento propri di un gruppo sociale differenziato dalla cultura dominante, ma ad essa in qualche forma collegato (una metafora della subcultura, ricorrente anche se non teoricamente precisa, è quella del dialetto nei confronti della lingua nazionale di un popolo). Le più consistenti tradizioni di studio sociologico sulle subculture riguardano la condizione giovanile e le bande delinquenziali. A. K. Cohen ha descritto le subculture criminali come un luogo sociale in cui gli individui realizzano una forma deviante di compensazione dalla frustrazione per i propri insuccessi. Viceversa, caratteristico delle subculture giovanili è l'invenzione di linguaggi gergali, modelli di abbigliamento, gusti musicali che consentano di identificare un gruppo da un altro. Un'estensione di questo modello è stata tentata con successo nello studio di subculture particolari (le tifoserie calcistiche ultras, le sette religiose ecc.). In Italia ha avuto qualche fortuna l'applicazione del concetto di subcultura ai movimenti politici più fortemente strutturati nel sistema partitico e ideologico (subcultura democristiana, comunista ecc.). Questo modello socioantropologico è stato però sottoposto negli ultimi anni del XX secolo a una critica di metodo e di merito basata principalmente sulla obiettiva difficoltà a individuare i caratteri di una cultura dominante in presenza di processi molto avanzati di frantumazione sociale e differenziazione di gruppi all'interno di una stessa società nazionale o di una classe. Esemplare il caso della cultura operaia, che a un'analisi ravvicinata si rivela in realtà come una ragnatela di subculture territoriali e di mestiere assai articolate e prive di un autentico centro identificante.

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