torbièra

sf. [sec. XIX; da torba, sul modello del francese tourbière]. Zona acquitrinosa di ambiente freddo e umido nella quale, da depositi di residui di piante palustri, si forma torba. Le torbiere sono diffuse in zone di montagna, in aree paludose di fondovalle o allo sbocco di valli alpine, dove le acque hanno un deflusso lento e difficile, oppure si formano lungo le coste, dove l'acqua del mare può stagnare dietro cordoni litorali (giacimenti di torba dei Paesi Bassi e della Germania). Nelle acque poco profonde si stabiliscono associazioni di carici, giunchi ed equiseti, i cui resti si accumulano sul fondo e subiscono una decomposizione anaerobica, dando luogo alle cosiddette torbiere basse o di palude. Con la progressiva scomparsa dell'acqua per il continuo accumulo di resti vegetali umificati, anche la vegetazione muta e appaiono i muschi, le eriche e poi gli alberi, come betulle e alni, e gli sfagni. Secondo la legge la torbiera appartiene al proprietario del suolo che la contiene; peraltro, il proprietario ha l'onere di “coltivarla”, secondo regole di buona e precisa tecnica. In caso di sua inattività, la torbiera può essere espropriata e passa tra i beni patrimoniali indisponibili dello Stato.

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