tròpo

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sm. [sec. XIV; dal latino tropus, dal greco trópos, da trépō, volgere, usare in altro senso].

1) Altro termine con cui viene definita la figura retorica detta alla latina traslato.

2) Nella dottrina aristotelica, il “modo” del sillogismo. Nello scetticismo antico, gli argomenti che portano alla sospensione del giudizio.

3) Forma poetico musicale liturgica sviluppatasi dal sec. IX al XIII. § Il tropo nacque attraverso l'inserzione di nuove sezioni testuali nel corpus di testi liturgico musicali codificati da Gregorio Magno e si sviluppò poi in composizioni poetiche di largo respiro, dotate di piena autonomia. L'invenzione è tradizionalmente attribuita al monaco di San Gallo Tutilone (m. ca. 915). Le melodie furono ricavate da preesistenti canti gregoriani melismatici (ai quali il nuovo testo veniva adattato facendo coincidere ogni nota con una sillaba) ovvero liberamente inventate. I tropi ebbero un'importanza fondamentale nella storia della poesia e della musica medievale: collegate direttamente a essi furono le sequenze; dal tropo dialogato prese avvio il dramma liturgico e lo stesso movimento trobadorico fu, secondo alcuni studiosi, largamente debitore all'esperienza del tropo. I tropi furono completamente banditi dal Concilio di Trento.