trasparènte

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agg. e sm. [sec. XIV; dal latino medievale transparens-entis, da trans, trans-+parēre, apparire].

1) Agg., di corpo o di mezzo che si lascia attraversare da radiazioni, in particolare da raggi luminosi: vetro, carta trasparente; in particolare: cielo trasparente, limpido, luminoso; colore trasparente, che non ha corpo, che non è opaco. Con valore iperb. scherzoso, che ha uno spessore molto sottile: mi ha dato una fetta trasparente di torta. Fig., che lascia intuire il vero significato di un'espressione, di un sentimento, di un'intenzione, anche senza rivelarlo esplicitamente: il riferimento era trasparente; parlare in modo trasparente.

2) In informatica, usato spesso per caratterizzare programmi o funzionalità la cui esecuzione non è visibile dall'utente. L'esempio tipico è quello di gran parte delle funzioni di gestione di un elaboratore da parte del sistema operativo che vengono controllate direttamente dal sistema in questione.

3) Sm., schermo di tela o carta dipinto con figure e motivi pubblicitari, che viene illuminato dal di dietro.

4) Tessuto colorato posto sotto ricami o pizzi per farne risaltare maggiormente il disegno.

5) Elemento, detto anche trascoro, tipico dell'architettura barocca spagnola, consistente in un pannello o diaframma dall'esuberante decorazione che funge da separazione fra la navata e il coro pur lasciando vedere l'altare. Esempio notissimo è quello della cattedrale di Toledo (1720-32), opera di N. Tomé. La costruzione, commissionata da don Diego de Astorga y Céspedes, è costituita da un intarsio di marmi, bronzi, volte, mensole, balconi,capitelli, ecc.; un'inestricabile combinazione di pittura, scultura e architettura che, nel progetto originario, aveva la funzione di far trasparire in modo surreale l'interno del santuario.

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