tremóre

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sm. [sec. XIV; dal latino tremor -ōris, da tremĕre, tremare].

1) Il tremare, talora anche forte, per paura, freddo e simili: un tremore alle labbra gli impediva di parlare. In particolare, oscillazione involontaria, più o meno ritmica, di varia frequenza e ampiezza, di tutto il corpo o di una o più parti di esso.

2) Fig., stato di agitazione, di trepidazione, di paura: all'inizio dell'esame fu preso da tremore. § Si distinguono: tremori statici, che si verificano allo stato di riposo e diminuiscono o cessano in seguito a movimenti volontari, come avviene nella paralisi agitante; tremori dinamici o cinetici, che si manifestano solo nei movimenti volontari, aumentando progressivamente dal principio alla fine del movimento (tremore intenzionale della sclerosi disseminata); tremori che si manifestano tanto nel riposo quanto nel movimento volontario (tremore ereditario, tremore isterico). Tutti i tremori presentano come carattere costante di essere indipendenti dalla volontà, che può talvolta attenuarli, in qualche caso esagerarli, ma che in generale non ha sopra di essi un'apprezzabile influenza. I tremori vengono accentuati dal freddo, dallo strapazzo, dall'emozione e attenuati dal riposo e dalla tranquillità; cessano, ma non sempre, nel sonno.

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