ucronìa

sf. [dal greco ou, non+krónos, tempo]. Termine coniato nel 1857 dal filosofo francese Ch. Renouvier (1815-1903) sulla falsariga di utopia. L'ucronia è un “non-tempo”, un avvenimento inesistente, presentato come risposta all'interrogativo “cosa sarebbe successo se”. Gli autori si pongono ai bivi cruciali della storia, li modificano e vi costruiscono sopra una storia diversa, falsa ma del tutto verosimile. Così, per esempio, cosa sarebbe successo se la Riforma protestante non fosse mai avvenuta (The Alteration, 1976, di K. Amis), se Napoleone avesse vinto a Waterloo (Echec au temp, 1945, di M. Thiry) o gli Imperi centrali la prima guerra mondiale (Contropassato prossimo, 1975, di G. Morselli), se l'unità d'Italia fosse stata raggiunta nel 1200 (Il cavallo di Federico, 1991, di G. Ruffolo), se Ponzio Pilato avesse lasciato libero Gesù (Ponce Pilate, 1961, di R. Caillet). Molto frequentata è la seconda guerra mondiale, nodo cruciale del sec. XX: cosa sarebbe successo se Hitler avesse vinto (Si l'Allemagne avait vaincu..., 1950, di R. Robban) o se Mussolini avesse vinto (Benito I Imperatore, 1951, di M. Ramperti), se la Germania avesse invaso la Gran Bretagna (The Sound of His Horn, 1952, di Sarban) o gli Stati Uniti il Giappone (The Burning Mountain, 1983, di A. Coppell), se Mussolini fosse stato processato (Processo Mussolini, 1964, di M. Caudana; Il processo Mussolini, 1975, di P. Pavolini).

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