ugro-fìnnico o ugrofìnnico

agg. (pl. m. -ci) [dal nome degli Ugri+finnico]. Famiglia linguistica in cui si possono distinguere cinque rami: ugrico, formato dall'ungherese, dall'ostiaco e dal vogulo, parlato da poche migliaia di persone in Siberia lungo il fiume Ob; permiano, formato dal sirieno e dal votiaco o udmurtico a ovest degli Urali (con alcune infiltrazioni anche a est); ramo del Volga, che comprende il ceremisso o mari e il mordvino lungo il corso superiore del Volga e a occidente dello stesso; balto-finnico, che comprende il finlandese o finnico, l'estone, il carelio e diversi dialetti minori (ingrico, lüdo, vepso, voto, livone); lappone, che si può dividere in lapponeoccidentale (dialetti parlati in Norvegia e Svezia) e lappone orientale (dialetti parlati in Finlandia e nella penisola di Kola). Sono tutte lingue agglutinanti le cui principali caratteristiche sono: nella fonetica, l'armonia vocalica, l'alternanza consonantica, la mancanza di nessi consonantici all'inizio di parola; nella morfologia, la mancanza del genere grammaticale, le relazioni grammaticali espresse a mezzo di suffissi e posposizioni, l'aggettivo attributivo invariabile, la coniugazione verbale soggettiva quando l'oggetto manca o è indeterminato e quella oggettiva quando l'oggetto è ben determinato, la forma negativa del verbo, la mancanza del verbo “avere” sostituito dal verbo “essere” (“a me è” invece di “io ho”). La famiglia linguistica ugro-finnica forma con quella samoieda la più vasta famiglia uralica.

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