ultramontanìsmo

(o ultramontanésimo), sm. [sec. XIX; dal francese ultramontanisme]. L'insieme delle tendenze integraliste cattoliche che si affermarono in Europa durante il sec. XIX, sulla spinta della Restaurazione politica postnapoleonica e della reazione antilluministica che le si accompagnò. Il fondamento teorico dell'ultramontanismo fu posto dagli esponenti del tradizionalismo francese: il richiamo al papato come al principio di unificazione e direzione della Chiesa intera, e dunque la lotta per sottrarre la sfera ecclesiastica al controllo dello Stato e assicurarle autonomia di azione in diretto collegamento con la Santa Sede “al di là delle Alpi”. L'ultramontanismo ebbe un forte sviluppo in Prussia, dove trasse motivo di espansione inizialmente dalla contesa ecclesiastica di Colonia (1837), che oppose Chiesa e Stato prussiano e in seguito alla quale le posizioni cattoliche si organizzarono nel Partito del Centro, il quale andò acquistando un peso crescente entro la vita politica prussiana. Nel 1848, la Conferenza episcopale tedesca di Würzburg enunciò il programma dell'ultramontanismo in Germania, mentre, nella seconda metà del secolo, il Kulturkampf prussiano (1872-87) mise in luce la capacità di resistenza della tendenza ultramontanista in quel Paese, dopo che all'ultramontanismo erano venuti nuovi motivi di rafforzamento dall'atteggiamento di fondo del papato di Pio IX, che in tal senso aveva già espresso i suoi atti più significativi (il Sillabo del 1864, la definizione dell'infallibilità papale nel I Concilio Vaticano del 1870). Un altro importante centro dell'ultramontanismo fu il Belgio, dove già nella Costituzione del 1831 esso ottenne un pieno riconoscimento delle proprie richieste, dopo avere stretto alleanza con l'opposizione liberale contro i Paesi Bassi (mostrando una tipica elasticità nella pratica politica).

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