Lessico

sf. [sec. XIV; latino villa, casa di campagna, podere].

1) Casa padronale in campagna, talvolta grandiosa e di pregio architettonico: le ville palladiane del Veneto.

2) Più comunemente, palazzina elegante, per lo più con giardino, abitata generalemente da una sola famiglia e costruita in zona residenziale cittadina; anche casa di una certa eleganza situata in zone di villeggiatura.

3) Anticamente, campagna, contado.

4) In epoca medievale, piccolo centro rurale, borgo: “un tonar di ferree canne... che rimbomba lontan di villa in villa” (G. Leopardi).

5) Poet., città.

Architettura

Creazione tipicamente romana, la villa nacque come fattoria agricola e abitazione del proprietario terriero che, con la familia dei servi, viveva, almeno periodicamente, sul proprio fondo. Era questa la villa rustica di età repubblicana, centro dell'azienda agricola, spesso difesa da torri come un fortilizio, nota dalle fonti letterarie e dagli avanzi archeologici. Con l'età imperiale si sviluppò sempre più un tipo di villa utilizzata come luogo di soggiorno, di villeggiatura, di svago: la villa urbana, simile, per comodità e decoro, alle residenze cittadine, ma caratterizzata da una maggiore libertà planimetrica, dalla posizione panoramica, dalla ricchezza di giardini, di portici, di fontane, di piscine. In un tipo intermedio di villa urbano-rustica coesistevano l'elegante quartiere residenziale e l'impianto agricolo-commerciale, come nella villa pompeiana di Boscoreale. La libertà architettonica delle ville, legata al paesaggio e al clima delle varie regioni dell'Impero, rende difficile una classificazione tipologica. Tra gli esempi più noti si possono citare le ville pompeiane “dei Misteri” e “di Diomede”, quella ercolanese dei Pisoni, le ville di Tiberio a Capri e a Sperlonga, quella dei Quintili sull'Appia, le ville di Russi e di Sirmione nell'Italia settentrionale, le ville della Renania, della Gallia, della Britannia, della Pannonia, dell'Africa (riprodotte talora anche in mosaici locali). Estremamente complesse e fastose furono le ville imperiali, dalla Villa Adriana di Tivoli a quella siciliana di Piazza Armerina, che alla varietà altimetrica e planimetrica unisce lo sfarzo dei mosaici, fino a quella villa-fortezza che è il palazzo di Diocleziano a Spalato, costruito su un rigido schema castrense. La tipologia della villa praticamente scomparve in epoca medievale, per le mutate condizioni politiche e socio-economiche, ma il termine rimase in uso a indicare l'insediamento agricolo, distinto dall'insediamento accentrato (borgo o castello); tuttavia in alcune zone (Toscana, Veneto) nei sec. XIII e XIV l'edificio rurale assunse caratteristiche proprie, che riproponevano in certo modo lo schema della villa fortificata, con torri e merlature. Nel Rinascimento, gli studi archeologici, l'ispirazione ai modelli classici portarono a un rifiorire della villa come luogo deputato agli otia umanistici, secondo tipologie diverse, legate anche alle strutture agricole delle diverse regioni: così in Toscana si mantenne la tradizione della villa rustica, garbatamente riecheggiante il castello (ville medicee di M. Michelozzo e Giuliano da Sangallo), mentre nel Veneto il fecondo contatto tra un colto patriziato agrario e un architetto della levatura del Palladio diede vita a quel fortunatissimo schema della villa palladiana (palladianesimo), che creò una tipologia pratica e duttile, diffusissima per due secoli. Caratteristiche diverse, più particolari e meno diffuse, ebbe la villa nel manierismo, specialmente per le fantastiche e bizzarre invenzioni nei parchi, giardini, fontane, grotte (palazzo Tè a Mantova; le ville laziali, da Caprarola a Bagnaia, a Villa d'Este a Tivoli). Nei sec. XVII e XVIII prevalse lo schema della villa-palazzo, aulica e spesso grandiosa, aperta agli spazi dei grandi parchi, espressione del fasto barocco, più vicina al modello della reggia (Versailles o Caserta) che a quello “borghese” della villa palladiana. Tuttavia le caratteristiche palladiane (funzionalità dell'articolazione interna, comodità e abitabilità degli spazi) improntarono il nuovo sviluppo della villa nell'Ottocento, che vide accentuarsi il carattere di residenza extraurbana, non necessariamente legata alla proprietà terriera, ma in cui l'elemento più tipico resta l'integrazione con lo spazio paesistico. Proprio questa caratteristica ha sempre stimolato la fantasia e la creatività dei maggiori architetti moderni e contemporanei. Uno degli esempi più celebri di una raggiunta armonia tra l'uomo e la natura, tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali è la villa sulla cascata (o casa Kaufmann) del 1939 di Frank Lloyd Wright.

Diritto

Quando possiede prerogative che la fanno definire di “non comune bellezza”, la villa è tutelata e vincolata (al pari dei parchi e dei giardini), anche limitando i diritti degli eventuali proprietari privati, dalla legge sulla protezione delle bellezze naturali. Concorrono a questa definizione sia il carattere e l'importanza della flora, sia l'ambiente, soprattutto se le ville contribuiscono a formare il verde cittadino. La loro tutela è affidata alla Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici dipendente dall'omonimo ministero.

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