varice

sf. [sec. XIV; dal latino varix -ícis]. Abnorme dilatazione accompagnata da allungamento delle vene, dovuta ad alterazioni delle pareti vasali, detta anche vena varicosa. Le varici sono dovute a fattori congeniti, condizionanti fenomeni distrofici a carico della parete venosa, che rendono la vena insufficiente al proprio compito. Possono localizzarsi in qualsiasi regione del corpo (varici congenite); più di frequente si tratta di varici secondarie con sede elettiva agli arti inferiori, al retto (emorroidi), all'esofago (varici esofagee), al plesso pampiniforme (varicocele). Le varici degli arti inferiori si suddividono in varici sintomatiche ed essenziali: le forme del primo gruppo insorgono per l'instaurarsi di un fatto patologico che ostacola il ritorno venoso dell'arto colpito come tumori, raccolte liquide o purulente del piccolo bacino; le varici essenziali si riscontrano in soggetti che sono costretti a prolungata stazione eretta per motivi di lavoro, in persone abituate all'uso di giarrettiere, cinti erniari ecc., oppure con insufficienza valvolare venosa per predisposizione costituzionale, per processi infiammatori acuti, per fattori endocrini (menopausa), per carenze vitaminiche; l'invecchiamento infine con le varie disfunzioni umorali e la naturale usura degli organi favorisce per i noti disturbi circolatori uno stato di malnutrizione delle pareti che diventano deboli e anelastiche creando così i presupposti per l'instaurarsi delle varici. Le vene varicose appaiono come cordoni flessuosi bluastri con tumefazioni irregolari, isolati o a gruppi, con cute sovrastante tesa e sottile, leggermente pigmentata; l'arto si presenta edematoso, con alterazioni cutanee (pigmentazioni, eczemi); soggettivamente sensazione di pesantezza dolorosa con modica impotenza funzionale specie dopo sforzo. Le complicazioni più frequenti sono emorragie da facili rotture delle ampolle varicose, flebiti, tromboflebiti, linfangiti, ulcere varicose da trombosi venose circoscritte. § Nella cirrosi epatica l'esuberante proliferazione connettivale la circolazione sanguigna per cui si stabilisce un circolo collaterale di deflusso che porta il sangue venoso addominale al cuore evitando il fegato. Uno di questi è rappresentato dal sistema vena porta-vene gastriche-vene esofagee inferiori, le quali, a mezzo di anastomosi con il sistema delle vene azygos, permettono al sangue portale di giungere alla vena cava discendente. La congestione cronica del plesso esofageo determina nel cirrotico la formazione di varici a livello del terzo inferiore dell'esofago , che possono rompersi provocando emorragie anche mortali. La terapia è medica (farmaci, sonda di Blakemore-Sengstaken nel sanguinamento), chirurgica (interventi di devascolarizzazione, anastomosi porto-cavali, anastomosi porto-renali, anastomosi spleno-renali, omentopessie, legatura delle varici, la transezione esofagea ecc.) e sclerosante (utilizzata soprattutto in urgenza).

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