vetróso

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agg. [sec. XIII; da vetro].

1) Che ha proprietà, qualità o aspetto di vetro: consistenza, superficie, massa vetrosa; stato vetroso, particolare stato di aggregazione della materia tipico del vetro e di molte altre sostanze inorganiche opportunamente trattate. § Lo stato vetroso è caratterizzato da una distribuzione nello spazio casuale e non regolare delle molecole o degli ioni che costituiscono la sostanza, anziché dalla distribuzione ordinata e periodica tipica della struttura di un cristallo. La struttura interna delle sostanze allo stato vetroso è quindi del tutto simile a quella dei liquidi; in un liquido, tuttavia, le singole particelle, animate dal moto di agitazione termica, scorrono liberamente le une sulle altre, mentre nello stato vetroso esse conservano le mutue posizioni e la sostanza si presenta con una forma propria (solido). Una sostanza allo stato vetroso si può quindi considerare come un liquido di viscosità tanto alta da impedire praticamente lo scorrimento delle sue particelle. In effetti, mentre la fusione dei solidi cristallini avviene a una temperatura ben determinata per ciascuno di essi, i solidi vetrosi non presentano un punto di fusione definito. Il vetro, per esempio, per aumento progressivo della temperatura diviene dapprima pastoso, poi sempre più fluido, fino ad assumere, oltre i 1300 ºC, le caratteristiche di un liquido vero e proprio; tale comportamento è dovuto alla graduale diminuzione della viscosità al crescere della temperatura. Pur potendosi mantenere inalterato per secoli, lo stato vetroso è uno stato instabile, dal quale la materia tende a passare più o meno rapidamente allo stato cristallino: si ha così il fenomeno della devetrificazione, che altera gli oggetti in vetro molto antichi e può giungere a provocarne la rottura spontanea.

2) Non comune, contenente vetro: composto vetroso.

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