xilografìa

sf. [sec. XIX; xilo-+-grafia]. Tecnica di incisione tra le più antiche, detta anche incisione su legno. § La xilografia rappresenta il perfezionamento di un sistema assai antico di ricavare immagini mediante uno stampo in legno, con disegno in rilievo, colorato (o inchiostrato) e premuto contro una superficie (tessuti, cuoio, carta). In Cina con l'invenzione della carta (sec. I-II) questo procedimento si sviluppò precocemente a cominciare già dai sec. VI-VII, mentre in Occidente esso si diffuse, per derivazione dall'oreficeria o dalla decorazione a stampo di stoffe, solo nella seconda metà del Trecento, in concomitanza con la produzione di carta di lino che offrì alla stampa un supporto ottimale. Le più antiche xilografie occidentali conservate risalgono ai primi decenni del sec. XV e provengono dalle regioni mercantili del Reno, questa produzione è di solito anonima e di carattere popolare. Quando la produzione della xilografia raggiunse un certo livello quantitativo, si attuò la divisione del lavoro tra l'ideatore, l'esecutore della matrice e lo stampatore. Fu in questa fase che la xilografia richiamò l'interesse degli “artisti” i quali tuttavia, in linea con l'ideologia rinascimentale, limitarono il loro intervento alla fase intellettuale, quella del disegno, forzandone al limite le possibilità tecniche con tratti sempre più sottili e incrociati per ottenere effetti chiaroscurali e prospettici (A. Dürer, Tiziano). Iniziò così quel processo di emulazione nei confronti della pittura che portò nei secoli successivi all'abbandono della xilografia su legno di filo, cui venne preferita l'incisione su metallo, e all'introduzione del legno di testa (1775) inciso a bulino. In Italia nel Cinquecento fu elaborata un'impostazione plastico-pittorica dell'incisione con effetti di camaïeu e di chiaroscuro ottenuti per mezzo della sovrapposizione di più matrici lignee (Ugo da Carpi). La xilografia per le sue caratteristiche tecniche accompagnò fin dall'inizio lo sviluppo del libro stampato, dalle “impressioni tabellari” (prima metà sec. XV: Biblia Pauperum, Speculum Humanae Salvationis ecc.), dove sulla stessa matrice lignea erano incisi a rilievo l'illustrazione e il testo, ai libri xilotipografici (seconda metà sec.XV: si ricorda la bellissima Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna stampata da Aldo Manuzio, Venezia 1499), dati dall'associazione tra matrice lignea e caratteri mobili metallici. A iniziare dal Cinquecento l'illustrazione xilografica venne realizzata a parte e impaginata poi insieme al testo tipografico, procedimento che si conservò con successive fasi anche oltre l'invenzione della litografia e venne superato solo dopo l'introduzione della fotografia dalle moderne tecniche di riproduzione dell'immagine. Tuttavia nella seconda metà dell'Ottocento la rivalutazione del lavoro artigianale nell'ambito delle Arts and Crafts inglesi e la diffusione delle stampe giapponesi riportarono l'attenzione sulla xilografia “originale”, la più antica tra le tecniche incisorie e l'unica che ai suoi inizi abbia avuto carattere popolare. Su queste basi la xilografia fu prediletta dagli espressionisti, che in essa trovarono anche il mezzo più idoneo a esprimere il proprio mondo formale, e dagli artisti del Blaue Reiter.

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