Definizione

sm. inv. [dal greco zo(i)on, animale]. Luogo, detto anche giardino zoologico, nel quale sono raccolti animali selvatici, entro idonei recinti, gabbie, in modo da essere visibili al pubblico. Per estensione l'insieme degli animali ivi rinchiusi.

Cenni storici

La “collezione” di animali selvatici viventi ha origini orientali assai antiche, spesso legate al valore sacrale di alcuni animali, come in Birmania e in Thailandia. In quest'ultimo Paese, verso la metà del sec. XVII, esisteva addirittura un parco, attiguo al Palazzo reale, in cui vivevano ben 6000 elefanti oltre a centinaia di tigri, leoni, bufali e ghepardi, questi ultimi addestrati per la caccia. In Occidente, durante l'epoca classica, le “belve” venivano tenute in gabbia solo allo scopo di “conservarle vive” per i giochi nei circhi. Dal Rinascimento in poi vari animali vennero tenuti in gabbia, o addirittura allevati, ma per la loro “singolarità” su iniziativa dei vari principi; piccoli zoo ambulanti erano quelli dei circhi equestri. La costituzione di zoo a carattere pubblico iniziò nel sec. XIX in America ed Europa allo scopo di far conoscere a un vasto pubblico animali selvatici: tali zoo vennero fondati in genere da società private, come nel caso dello zoo di Londra che, per idea di J. Banks, compagno del capitano J. Cook, sorse nel giro di un solo anno (1822) sotto il nome di Zoological Club of the Linnean Society of London. In seguito le modalità di “collezione” e le finalità degli zoo furono modificate, cercando di ospitare gli animali entro recinti che racchiudessero un simulacro dell'ambiente originario; tale indirizzo, a carattere ancora commerciale, venne dato da K. Hagenbeck, trafficante in animali esotici, che nel 1907 fondò il giardino zoologico di Stellingen (Amburgo), ancor oggi ritenuto fra i migliori. Altri zoo famosi sono quelli di Amsterdam, Berlino, Anversa, Londra, Mosca, New York e Roma. Attualmente esistono numerosissimi zoo (praticamente tutte le città principali ne hanno uno) che per far fronte alle dimensioni necessariamente limitate delle aree di cui dispongono, tendono a ridurre il numero delle specie e degli individui ospitati, specializzandosi eventualmente nel mantenimento e nell'esibizione di particolari gruppi animali. § I moderni criteri di contenzione tendono sempre più a sostituire la gabbia metallica, nella quale l'animale appare imprigionato, con recinzioni ampie limitate eventualmente da fossati e i cui scenari richiamino quelli propri dell'habitat naturale. Strutture particolari, quali palazzi del ghiaccio per animali di climi molto freddi, come pinguini, foche, orsi polari ecc., o ambienti chiusi mantenuti in penombra per gli animali notturni, in alcuni zoo rendono più confortevole la vita agli animali ospitati. Altri reparti speciali possono essere gli acquari, gli insettari, i rettilari ecc. Uno zoo moderno non è più inteso e gestito come un antico bestiario, ma si qualifica come un centro di studi, di conservazione e di educazione pubblica. Pertanto possiede in genere staff di ricercatori, veterinari e numeroso personale, nell'intento primario di offrire agli animali ospitati le condizioni di vita più confortevoli e di rendere un servizio culturale alla popolazione. Gli animali ospitati in uno zoo devono essere tranquilli, non intimiditi dal personale di guardia o dal pubblico; pertanto oggi si tende a non catturare piú animali direttamente dall'ambiente naturale, che difficilmente si ambientano negli zoo; questi infatti per lungo tempo mostrano reazioni di paura incontrollate e le cui conseguenze possono essere gravi sia per gli stessi animali sia per i loro guardiani; inoltre tendono a restare nascosti, con scarsa soddisfazione dei visitatori; pertanto attualmente gli animali ospitati in cattività provengono quasi esclusivamente da scambi fra zoo, espediente che oltre a risolvere i problemi suddetti, permette anche di non incidere sul patrimonio faunistico naturale; anzi, per le piccole popolazioni in cattività di specie ecologicamente minacciate numerosi zoo portano avanti programmi di riproduzione con l'intento di ottenere individui da reimmettere nell'ambiente naturale. Parallelamente, la biologia degli animali ospitati viene studiata in tutti i dettagli, onde acquisire conoscenze sulle specie ospiti al fine non solo del miglioramento delle loro condizioni ma anche di integrare i dati scientifici raccolti sulle popolazioni selvatiche tramite l'osservazione di individui controllati. Numerose ricerche di parassitologia, fisiologia, alimentazione e, più recentemente, di etologia, sono state compiute interamente su animali di zoo. Inoltre, poiché negli zoo gli animali sono tenuti in mostra, si cerca di stimolare lo sviluppo di una coscienza naturalistica nella popolazione attraverso programmi educativi che provvedono all'informazione sulle singole specie tramite pannelli illustrativi e all'organizzazione di visite guidate per il pubblico e per le scuole, di corsi di insegnamento elementare della zoologia, di proiezioni, conferenze ecc. Presso alcuni zoo operano anche organizzazioni di volontari che collaborano alle operazioni di mantenimento e ai contatti col pubblico. L'attività scientifica e educativa è di tipo più genericamente museale e in molti Paesi gli zoo sono di fatto collegati a musei scientifici o perfino a istituti di ricerca universitari.

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