La flora

ptahchepses-colonne-lotiformi

Le inondazioni resero la Valle del Nilo ricca di vegetazione. Veniva coltivata una grande quantità di piante e di alberi da frutta, mentre germogliavano rigogliose le piante selvatiche di cui si faceva largo uso.

Le sponde del Nilo erano fittamente ricoperte da arbusti acquatici. Negli stagni crescevano fiori di loto e papiri, piante che rappresentavano simbolicamente le due parti del paese: l'Alto e il Basso Egitto. Numerose piante selvatiche erano commestibili: i rizomi del papiro tostati, le castagne d'acqua o il loto indio, ad esempio, venivano consumati già a partire dal IX secolo a. C. Alcune erbe, come il cumino, il coriandolo e l'aneto venivano coltivate per condire gli alimenti e dar loro un sapore più gustoso. Si coltivavano anche il finocchio, la menta e il sedano.
Durante il Periodo Tolemaico (332-30 a.C.) vennero poste a coltivazione piante aromatiche, come l'alloro e il prezzemolo. Le piante di lino, invece, occupavano buona parte della superficie destinata all'agricoltura perché con le sue fibre si facevano i vestiti. Gli antichi egizi amavano anche piantare nei loro giardini una gran varietà di fiori, come papaveri, fiordalisi, malvarose e narcisi. Certe piante, come la mandragola (che compare nei rilievi del "Giardino Botanico" di Karnak) venivano importate.
Sappiamo che gli egizi depositavano fiori sulle tombe affinché il defunto potesse goderne anche nell'aldilà. La mummia stessa veniva adornata con ghirlande di fiori intrecciati con piante selvatiche. Il fiore di loto, la lattuga e l'orzo erano considerati simboli di rigenerazione.

Le oasi erano ricche di palme da datteri. Dalla fermentazione di tali frutti si otteneva una gustosa bevanda alcolica. Sulle sponde del Nilo erano diffusi i tamarindi, le acacie e i cespugli di ricino. Durante l'Antico Regno (2686-2173 a.C.) venivano mangiati i fichi di sicomoro, mentre dai fichi comuni si ricavava una bibita alcolica. Negli orti, oltre ai pergolati d'uva, si piantavano olivi e alberi da frutta come il melo. Dal Nuovo Regno (1552-1069 a.C.) si coltivarono alberi di prugne e noci, mentre dal Periodo Tolemaico (332-30 a.C.) anche il pesco.
Per la fabbricazione di oggetti di legno e il rifornimento di carbone vegetale si ricorreva, abbattendoli, ad alberi come le acacie, i tamarindi, i sicomori e le palme. Poiché erano legni morbidi, venivano lavorati anche per fabbricare tavolette. Altro legname, come cedro, cipresso, abete o pino, veniva importato da Biblo. Si usava per costruire navi, mobili, statue e sarcofagi. Nel corso del Nuovo Regno, per fabbricare carri da guerra, vennero importati dall'Asia Minore anche olmi, aceri, frassini e betulle, mentre dalla Palestina venivano le resine aromatiche destinate al culto, e, dall'Africa centrale, il pregiato legno di ebano.

Il loto è della famiglia delle ninfeacee nasce nelle acque paludose del Nilo. Allora ne esistevano tre specie: il loto bianco (Nymphaea lotus), il loto azzurro (N. coerulea) e un tipo più tardivo, il loto dell'India (N. nelumbo). Il suo fiore era impiegato nella decorazione dei monumenti. Aperto e stilizzato appariva nei capitelli delle colonne egizie, dando luogo all'ordine a forma di loto. Il fiore di loto era emblema del dio Nefertem e simbolo di rigenerazione. Il loto azzurro era la pianta araldica dell'Alto Egitto. Oggi, in quella che fu la terra dei faraoni, le piante di loto sono scarse. Al tempo dei faraoni, il papiro (Cyperus papyrus) formava vere e proprie sterpaglie, soprattutto nella zona del Delta. Grazie alla sua flessibilità e leggerezza, esso venne ampiamente usato. Come supporto per la scrittura costituì un importante veicolo di trasmissione non solo culturale, visto l'uso che se ne faceva anche nel contesto della pubblica Amministrazione. Esso era la pianta araldica del Basso Egitto.

Ortaggi e altre coltivazioni

Nell'antico Egitto si coltivava una gran varietà di legumi, come lenticchie, fave, piselli e ceci. Nell'alimentazione importante era l'aglio, documentato sin dai tempi preistorici. La cipolla, invece, compare nelle tombe a partire dalla V dinastia (2494-2345 a.C.). Gran diffusione ebbe la coltivazione di cetrioli, lattuga e coriandolo, così come quella del sedano, verza e crescione. Cereali come il farro inamidato e l'orzo venivano usati per la produzione del pane e della birra. Il cotone fu introdotto in Egitto durante il Periodo Tolemaico. La lattuga, pianta piuttosto diffusa in Egitto, era considerata afrodisiaca. La pianta più antica d'Egitto era la palma da datteri (Phoenix dactyliphera), nota sin dal Paleolitico. I datteri venivano mangiati crudi o usati come dolcificante al posto del più costoso miele. Inoltre, essi venivano impiegati nella preparazione di bevande. Si adoperavano per aromatizzare la birra e, facendone fermentare il succo, si otteneva il "vino di datteri". Ma non erano la sola parte ad avere una destinazione d'uso: la periferica corona circolare di quest'albero, dura e compatta com'era, serviva infatti per la fabbricazione dei mobili. La palma da datteri è tuttora una delle specie più abbondanti nel panorama della flora egizia.

Legni locali molto usati nell'antico Egitto furono quelli appartenenti al genere botanico Acacia. Ne esistevano diverse specie. Una di esse era la acacia arabica, un'altra la acacia senegalese. Con il legno di questi alberi venivano costruiti edifici, imbarcazioni, carri, sarcofagi e statue. Piuttosto frequente era servirsi del legno di acacia per la fabbricazione di piccoli oggetti, come catenacci, pioli o chiodi per assemblaggio. Dall'acacia senegalese si estraeva la gomma arabica, una secrezione usata nei dipinti come fissante.