Viaggi a rischio

È buona norma, prima di compiere qualunque viaggio all'estero, informarsi sui rischi che il nostro organismo potrebbe trovarsi ad affrontare; a tale scopo è utile e doveroso consultare il proprio medico o gli addetti dell'Ufficio di Igiene per sapere quali farmaci mettere in valigia e per chiarirci le idee sull'opportunità di sottoporsi a profilassi e vaccinazioni.

Una telefonata all'ambasciata del Paese ospite ci permetterà di non avere sorprese: la legislazione relativa cambia infatti molto spesso e l'accesso ad alcuni Paesi è consentito solo a chi può dimostrare di essersi sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie.

I tipi di rischio in cui ci capita di incorrere quando siamo in vacanza possono, in alcuni casi, dipendere dall'ambiente: l'altitudine può creare seri problemi di adattamento al nostro organismo così come l'esposizione eccessiva al sole, mentre un elevato tasso di umidità o il calore eccessivo possono alterare gravemente il nostro equilibrio fisico.
In alcuni Paesi in prossimità delle acque stagnanti aumenta il rischio di infezioni causate da larve e microrganismi presenti nell'acqua, di puntura e morso di alcuni insetti: vengono trasmesse così malattie come la malaria, la febbre gialla, l'encefalite da flavivirus, il tifo esantematico, la peste e altre malattie infettive. Le carenti condizioni igieniche o semplicemente le diverse abitudini alimentari possono causare disagi gastrointestinali, il più diffuso dei quali è senza dubbio la dissenteria, che colpisce circa il 50% dei viaggiatori e che non va mai sottovalutata per la gravità delle complicanze che può comportare. Altri due grandi nemici dei viaggiatori sono il tifo addominale e l'epatite A, anch'esse contratte, nella maggioranza dei casi, proprio dal cibo o dalle bevande. Spesso è sufficiente eliminare gli alimenti crudi o precotti, l'acqua e il ghiaccio, più in generale tutti i cibi e le bevande non sigillati o garantiti.

Un'ultima accortezza, ma di fondamentale importanza: al ritorno da un viaggio, nel caso si avverta un qualsiasi malessere, è opportuno consultare immediatamente il medico curante. Generalmente il pericolo di contagio scompare dopo una settimana, ma, come nel caso della malaria, l'incubazione può durare anche diversi mesi.