Punture di insetti

Vi sono insetti che pungono con l'apparato boccale, per prelevare il loro nutrimento, e altri che pungono con un pungiglione addominale, collegato con un apparato velenifero, a scopo difensivo; fanno parte del primo gruppo le zanzare e le mosche, mentre rientrano nel secondo api, vespe e calabroni.

Normalmente sono proprio gli insetti appartenenti al secondo gruppo che provocano i maggiori problemi pungendo un essere umano.

Il pungiglione delle api è dotato di uncini che ne impediscono la fuoriuscita dopo la puntura: ne consegue che l'insetto, dopo aver punto, resta mutilato e generalmente muore. Le vespe e i calabroni, invece, solitamente ritirano il pungiglione dopo la puntura e possono colpire nuovamente subito dopo, pur disponendo di una quantità minore di veleno.

La puntura dà luogo a una reazione locale che consiste solitamente in dolore intenso e rigonfiamento dell'area colpita, che appare inizialmente pallida, poi notevolmente arrossata. Alcuni fattori sono però in grado di determinare una maggior gravità della situazione:

- l'ipersensibilità del soggetto colpito (per esempio, soggetti allergici o bambini);

- il numero delle punture;

- il punto colpito: dove il tessuto è più molle (labbra e mucose) la diffusione del veleno è meno circoscritta e la reazione a esso più grave.

Inoltre, la puntura del viso espone più facilmente a disturbi nervosi; quella della lingua e della gola può provocare problemi respiratori dovuti al rigonfiamento delle prime vie respiratorie (edema della glottide).

L'iniezione endovenosa del veleno produce una reazione generalizzata di tutto l'organismo che può portare a shock.