L’avvento della chimica

Nella seconda fase si è assistito, e ancora si assiste, a un insieme di fenomeni che hanno contribuito all'insorgenza di nuove patologie, di cui le cifre di mortalità dell'anno 1983 sono una testimonianza.

È il periodo dell'avvento della chimica, dell'apparentemente irrinunciabile crescita del fabbisogno energetico e della produzione di beni di consumo inessenziali, che ha portato alla rottura degli equilibri naturali preesistenti. Infatti, l'aumento delle produzioni industriali e la chimizzazione della vita hanno indotto l'aumento della produzione di rifiuti, in gran parte non biodegradabili. Ciò ha comportato l'alterazione e la rottura di molti cicli naturali: mentre un tempo i rifiuti venivano normalmente biodegradati, essendo composti da sostanze organiche, oggi, data l'enorme quantità e il tipo, non possono essere tutti trasformati biologicamente in sostanze nuovamente disponibili ai cicli geologici e biologici.

Questo fatto dimostra inequivocabilmente come le sostanze sintetizzate dall'uomo non possiedano, nella maggioranza dei casi, un antidoto in natura che riesca a degradarle. Come risultato di questo squilibrio naturale si ha, pertanto, l'accumulo nell'aria, nell'acqua, nel suolo e negli alimenti di un numero sempre più elevato di inquinanti chimici, e in quantità crescenti; accumulo responsabile della moltiplicazione dei fattori di rischio per la salute umana.

Emblematico di questa situazione è l'ambiente di vita urbano, che appare, oggi, di per sé a rischio, in relazione alle nuove patologie evidenziatesi durante gli ultimi decenni, nelle città in modo particolare. Basti pensare al traffico, non solo per l'inquinamento atmosferico che induce, ma anche per i danni che ne derivano all'organismo umano: danni da rumore, squilibri psichici, irritabilità, aggressività, stress. La città può inoltre risultare patogena per la mancanza di spazi verdi, per lo squallore urbanistico e abitativo di certe zone, per il rumore e per la complessiva difficile vivibilità.


Quanto si è detto rappresenta solo una descrizione sommaria ed esemplificativa delle vicende e delle conoscenze relative alle dinamiche della salute e della sua tutela, tuttavia consente di delineare l'insieme dei fattori che determinano il livello sanitario di una popolazione.


Certamente i singoli fattori hanno assunto nel corso dei secoli importanza diversa; si consideri, per esempio, la disponibilità di cibo, e come dallo stato di carenza si sia passati a quello di esuberanza. La prima condizione, in Italia legata certamente a motivi storici, ha contribuito a determinare gravi problemi sanitari, o addirittura, nei momenti e nei casi peggiori, vere e proprie morti per fame.

Oggi, grazie alla larga disponibilità di cibo, ci si trova di fronte a rischi opposti di iperalimentazione e, quindi, di eccesso di calorie assunte, che favoriscono nuove situazioni a rischio, quali l'obesità e l'ipercolesterolemia, che spiegano il grande numero di patologie cardiocircolatorie esistenti oggi in Italia.