L'approccio del medico

Il compito del medico ayurvedico consiste nel mantenere l'equilibrio delle tre forze nell'ambito dell'organismo. Per giungere alla formulazione della diagnosi, egli osserva e interroga il paziente, prendendone in esame il polso, la lingua, le labbra, le unghie, ma anche le sostanze di rifiuto (feci e urine).

L'esame del polso, come nella medicina cinese, è la fase più importante per la diagnosi: permette infatti di svelare non solo le malattie già in atto, ma anche quelle ancora non manifeste: il medico ricava informazioni sul livello energetico dei tre dosha e quindi sulla tipologia del paziente premendo indice, medio e anulare sulla sua arteria radiale.

In base alla diagnosi vengono prescritti dei cambiamenti nella dieta e una selezione dei rimedi, dal momento che la stessa triplice tipologia è individuabile nei cibi, nei minerali e nei rimedi naturali. Ad esempio, se un paziente è caratterizzato dall'elemento Aria e soffre di asma, il medico prescriverà una dieta che escluda tutti gli elementi Vata, come riso e spezie, e consiglierà rimedi capaci di stimolare gli altri due elementi.
I rimedi impiegati sono soprattutto erboristici e derivano dal vasto patrimonio botanico dell'India (vedi elenco delle erbe), ma possono comprendere anche sostanze animali e minerali, e persino gemme preziose ridotte in polvere. Tra le altre cure ci sono i bagni di vapore e i massaggi con gli oli (soprattutto quelli di senape, di oliva e di sesamo); il massaggio ayurvedico può rivelarsi utile in una serie di condizioni patologiche, che vanno dall'insonnia ai reumatismi.


Non bisogna infine dimenticare che la medicina ayurvedica si propone al mondo occidentale anche come metodo preventivo, utile al mantenimento dell'equilibrio tra le componenti fisiche e spirituali dell'essere umano.