Il Grande Torino e la tragedia di Superga: una ferita ancora aperta nel cuore dell'Italia

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Una tragedia che rappresenta la pagina più nera della storia del calcio italiano. Era il 4 Maggio del 1949 quando, alle 17.03, un aereo con a bordo la squadra del Grande Torino al completo si schianta contro il bastione del giardino che sorge ai piedi della Basilica di Superga, storico monumento del capoluogo piemontese. Un impatto violentissimo al quale non sopravvisse nessun membro della squadra e dell'equipaggio: le vittime furono trentuno tra atleti, equipaggio, dirigenti e giornalisti.

Tragedia ancora viva nel cuore degli italiani e soprattutto dei tifosi Granata, essa segnò la brusca interruzione di quello che è comunemente ricordato come uno dei momenti d'oro del Torino e del calcio Italiano: furono quelli, infatti,  gli anni in cui la stella granata brillò, dominando il campionato nostrano. Il Gran Torino era talmente forte e compatto che i suoi giocatori rappresentavano i 10/11 della nazionale italiana di calcio.

Il momento storico era, poi, quello del dopoguerra, periodo caratterizzato dalla ricostruzione, dai trionfi di Coppi e Bartali e dalla grandezza del Torino: traguardi sportivi che contribuivano a dare lustro a una nazione che tentava di rialzarsi dalle atrocità del conflitto mondiale, successi che davano vita momenti di grande condivisione popolare capaci di ricompattare le precedenti divisioni postbelliche

Lo schianto del velivolo con a bordo il Torino quasi al completo è un fatto del quale, ancora oggi,  non si conoscono pienamente le dinamiche: quasi certo, tuttavia, che fu il maltempo e la scarsa visibilità i fattori alla base dell’errore che provocò lo schianto mortale. 

Su Torino, infatti, il tempo era pessimo: solo dieci minuti prima dell’incidente l'aeroporto di Torino-Aeritalia comunica ai piloti del Trimotore Fiat G.212 (velivolo sul quale viaggiava la squadra) le pessime condizioni atmosferiche che avrebbero trovato all'atterraggio, ovvero pioggia, nubi basse, forte vento e scarsissima visibilità

L'ultima comunicazione tra la torre di controllo e l'abitacolo dell'aereo si ha alle 16.59 di quel 4 Maggio, quando i piloti affermano: "Quota 2.000 metri. QDM su Pino, poi tagliamo su Superga".

Ancora pochi minuti e poi lo schianto, probabilmente causato dal forte vento che, nelle manovre di virata verso sinistra,  portò il velivolo alla deriva, dritto verso il terrapieno della Basilica di Superga.

Stando alle ricostruzioni, il pilota era probabilmente convinto che la basilica si trovasse a destra dell'aereo; quello che gli si paventò davanti, invece, fu un muro: la visibilità di quaranta metri e la velocità di 180 km/h resero vana qualsiasi manovra e lo schianto, violentissimo, fu inevitabile.

Uno schianto che, dicono in molti, poteva essere tuttavia evitato. Il programma iniziale, infatti, prevedeva che l’aeroplano sul quale viaggiava il Torino dovesse atterrare a Milano Malpensa, da dove avrebbero poi proseguito il viaggio sul cosiddetto 'Conte Rosso', pullman che in quegli anni accompagnava la squadra nelle trasferte italiane. Il tenente colonnello Meroni, comandante del volo, nonostante fosse già stato avvisato delle cattive condizioni atmosferiche, decise comunque di saltare lo scalo milanese per atterrare direttamente a Torino.

Una decisione che ancora oggi fa pensare: sono ancora molti gli interrogativi che aleggiano intorno alla tragedia della Basilica di Superga, le cui dinamiche, purtroppo, possono conoscerle solo coloro ai quali essa ha tolto la vita.

Nei giorni successivi alla disgrazia in Italia fu proclamato il lutto nazionale e il giorno dei funerali, furono migliaia le persone che accorsero in piazza per partecipare al funerale o che visitarono le salme delle vittime allineate a Palazzo Madama per dar loro l’estremo saluto.

Ricordiamo i nomi delle vittime: i diciotto giocatori Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Giulio Schubert; i dirigenti Arnaldo Agnisetta e Ippolito Civalleri; gli allenatori Egri Erbstein e Leslie Levesley; i giornalisti Renato Casalbore, Renato Tosatti e Luigi Cavallero; e infine l'equipaggio formato da Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi, Antonio Pangrazi.