Prepensionamento: l’opzione pensione anticipata a 62 anni è stata nuovamente bocciata dall’OCSE

PENSIONE

Il governo italiano nell’anno corrente ha approvato un programma per consentire alle persone di ritirarsi prima dal lavoro, annullando una legge del 2011 che aveva notevolmente aumentato l'età pensionabile. La legge di cui parliamo, che prevede appunto il prepensionamento come cardine di sussistenza, è la notissima Quota 100, baluardo del governo Giallo – Verde, o Conte 1. Una riforma che è costata 4 miliardi di euro nel 2019 e passerà a poco più di 8 miliardi tra il 2020 e 2021, se il governo Giallo – Rosso lascerà le cose immutate.

Ritiro anticipato dal lavoro a 62 anni

Grazie a questa riforma le persone possono scegliere di andare in pensione a 62 anni - purché abbiano versato almeno 38 anni di contributi pensionistici. La riforma del 2011, approvata al culmine di una crisi del debito, approvata durante il Governo tecnico capitanato dal presidente Monti, promossa dal ministro Elsa Fornero, ha portato bruscamente l'età pensionabile a 67 anni per molti italiani, con ulteriori aumenti previsti per far fronte all'aspettativa di vita in aumento.

Con l’approvazione di Quota 100 lo scorso gennaio, i lavoratori del settore privato che hanno raggiunto la soglia hanno potuto scegliere di ritirarsi già da aprile, mentre i lavoratori del settore statale hanno dovuto attendere fino ad agosto. Una opzione questa sfruttata davvero da pochi lavoratori, poiché il ridimensionamento del contributo economico è una aggravante che pesa sulla scelta del ritiro poiché le pensioni sono calcolate in base ai contributi versati, coloro che scelgono di andare in pensione anticipatamente riceveranno una pensione inferiore rispetto a se fossero rimasti a lavorare più a lungo.

Sostenitori e Contrari di Quota 100

La riforma del 2011 è stata profondamente impopolare, in parte perché centinaia di migliaia di italiani che avevano smesso di lavorare presto aspettandosi di ritirarsi poco dopo sono rimasti bloccati per anni senza un lavoro né una pensione. Tra questi ovviamente gli esponenti del governo Giallo – Verde che, con l’approvazione dell’alternativa contemporanea (Quota 100) ha affermato che le nuove regole porranno fine alla difficile situazione dei lavoratori più anziani, fornendo al contempo il tanto necessario turnover nel mercato del lavoro, consentendo loro di ritirarsi e liberando posti di lavoro per i giovani disoccupati.

I critici sostengono che, a lungo termine, il grande debito pubblico italiano e l'invecchiamento della popolazione indicheranno che l’Italia non può permettersi di abbassare l'età pensionabile. Fra questi c’è l’OCSE. L’Organizzazione per la Cooperazione e per lo Sviluppo Economico, proprio in queste ore, lancia un ulteriore appello al governo del Belpaese sottolineando che senza un adeguamento delle attuali (e recentissime) regole previdenziali, c’è il rischio di un conflitto generazionale e quindi sociale fra le generazioni odierne, attuale forza lavoro e contribuenti delle pensioni delle generazioni scorse, e quelle future. Quest’ultime infatti, nell’era dell’incertezza economica e precariato, hanno iniziato a lavorare da poco e si troveranno a pagare le pensioni adeguate dei predecessori e a percepire essi stessi importi molto bassi.

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