Lady Diana, a 20 anni dalla morte il mistero è ancora vivo

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Il 31 agosto 1997, seduta nella Mercedes S280, c'era una donna che aveva compiuto 36 anni, in fuga da giornalisti assetati di storie e immagini sulla vita di una principessa decaduta, che  però aveva conquistato i cuori di tutto il mondo.

Quella donna era Lady Diana Spencer e 20 anni fa perdeva la vita nel tunnel dell'Alma, a Parigi, insieme al suo fidanzato Dodi Al-Fayed, da cui si diceva aspettasse anche un figlio. Ad oggi, nonostante i numerosi libri dedicati alla vicenda e a Lady Diana, tanti dubbi sulle reali cause della morte della principessa si inseguono ancora.

L'incidente
Il 30 agosto 1997 Dodi Al-Fayed e Lady Diana Spencer giungono a Parigi per trascorrere una notte presso l'Hotel Ritz di proprietà della famiglia di lui. Per evitare i paparazzi, già schierati in massa davanti all'albergo, fu predisposto il trasferimento verso un appartamento in Rue Arsène Houssaye. Per farli uscire dal Ritz, Henri Paul - capo della sicurezza dell'hotel - viene richiamato in servizio per guidare l'auto che porterà la coppia via dall'hotel. Viene mandata avanti un'auto esca, mentre quella in cui ci sono Dodi e Diana esce da un'ingresso secondario alle 00.20 del 31 agosto. A bordo c'è anche Trevor Rees-Jones, membro della squadra di sicurezza privata della famiglia Fayed e unico sopravvissuto allo schianto, di cui però non avrà più memoria. Alle 0.23 Henri Paul perde il controllo della vettura, che viaggiava a grande velocità nel tunnel di Place de l'Alma, andando a sbattere contro il tredicesimo pilastro di sostegno del tunnel. Muore sul colpo, come Dodi Al-Fayed. Il decesso di Diana, estratta viva in un primo momento, avviene alle 4.00 presso l'ospedale Pitié-Salpêtrière.

Le indagini
Furono avviate due indagini: una della polizia francese e l'altra della polizia metropolitana  inglese, mirata a individuare possibili infiltrazioni nell'incidente. Entrambe sancirono che l'incidente fu causato dalla cattiva condotta di Henri Paul, che si era messo alla guida del veicolo sotto l'effetto di alcolici e psicofarmaci. Tuttavia, come riporta Vittorio Sabadin nel libro "Diana. Vita e Destino" (Utet), Paul non era una persona con l'abitudine di ubriacarsi: amici e parenti lo hanno sostenuto più volte. Quella sera era in un bar a bere del Pastis. A complicare le cose, l'assunzione dell'Aotal, un antidepressivo che aveva iniziato ad assumere dopo la fine di una lunga relazione amorosa. Nei filmati rilevati dalle telecamere di sicurezza, nonostante il tasso alcolemico nel sangue di Paul sia tre volte quello ammesso dalla legge francese, non lo si vede mi barcollare. Si allaccia una scarpa senza perdere l'equilibrio. Lo schianto è stato causato anche dalla velocità con cui Paul conduceva l'auto per sfuggire ai paparazzi che gli si erano messi alle calcagna. Oltre a questo, il guidatore avrebbe cercato di scansare una Fiat Uno proveniente dal controviale che confluisce nel corso Albert 1er. Il leggero urto alla Mercedes ha spinto il veicolo verso il
tredicesimo pilastro, sprovvisto di guardrail.

La teoria del complotto
Nonostante gli esiti delle indagini siano stati confermati, anche a 20 anni dall'accaduto, voci su complotti e coinvolgimento della famiglia reale nell'accaduto hanno continuato ad inseguirsi per anni. Nel 1998 alcuni rumors indicarono nei Servizi Segreti Britannici i reali esecutori dell'incidente. La ragione è da collegare ad alcune morti sospette di persone più o meno collegate alla storia della morte di Lady D. Tra i più grandi sostenitori di questo
coinvolgimento c'era Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi. Inoltre, l'agente dismesso dell'MI6 Richard Tomlinson, nell'ambito dell'indagine Paget, dichiarò che l'incidente fu causato da un raggio laser usato da alcuni agenti per accecare Paul e farlo sbandare. La dichiarazione confortava le testimonianze di chi affermava di aver visto un forte bagliore subito prima dello schianto.

Il mandante
Seguendo la teoria del complotto che vede il coinvolgimento dell'MI6 nella morte di Lady
Diana, il mandante accreditato sarebbe da ricercare nel principe Filippo di Edimburgo, personaggio di spicco in un complotto che lo vedrebbe artefice della tragedia e capo dei servizi segreti deviati. Lo sostiene la Bbc. Questa idea era confortata anche da una lettera scritta da Diana in cui spiegava la paura di essere uccisa in un incidente stradale orchestrato dal suo ex marito, Carlo. Tutto a causa della presunta gravidanza che avrebbe avvicinato un figlio di origini arabe agli eredi al trono.

Le rivelazioni sull'auto
Lady D viaggiava su una “macchina da rottamare”. Vent’anni dopo lo schianto un libro inchiesta racconta una nuova verità sulla morte della principessa, che vorrebbe mettere una volta per tutte la parola fine alle congetture sull'esistenza di un ipotetico complotto. Nel libro "Chi ha ucciso Lady D?" il fotografo Pascal Rostain, e i giornalisti Jean-Michel Caradech e Bruno Mouron affermano che l'auto della fuga, la Mercedes S280, sarebbe stata da rottamare. Invece la vettura fu riparata e rimessa in circolazione. Un testimone avrebbe detto due mesi prima dell'incidente al direttore del Ritz: "Questa macchina bisogna distruggerla. Oltre i 60 km orari è fuori controllo", scaricando dunque la colpa sull'hotel. Le dichiarazioni sono state confermate anche da Jean-François Musa, direttore di Etoiles Limousine, la società proprietaria del veicolo. Tuttavia nel 2015 nel libro "The Queen’s Speech", firmato da Ingrid Seward, si poteva leggere un commento shock pronunciato dalla Regina Elisabetta. Sembra infatti che, appena appresa la notizia dell'incidente d'auto e della morte di Diana, la monarca abbia detto: "Qualcuno deve aver ingrassato i freni". Una frase casuale?

Per approfondire la vita di Lady Diana, ecco un'interessante infografica a cura di StampaPrint