Le 10 cose che non sai su Paolo Villaggio

paolo-villaggio

In occasione dei 40 anni dall'uscita del primo film dedicato al mitico ragionier Ugo, Paolo Villaggio disse: "Tornare al cinema con Fantozzi mi fa comodo: sento di entrare tra i grandi". L'attore genovese è morto all'età di 84 anni. Ma al di là del suo personaggio più famoso, l'impiegato vessato da tutto e tutti, l'uomo medio con cui tutta l'Italia negli anni Settanta si è identificata, Villaggio è stato un attore molto amato anche da registri del calibro di Federico Fellini e Lina Wertmüller.

Ecco 10 lati nascosti di un artista che ha cambiato il cinema italiano con intelligenza e humor nero.

Paolo Villaggio era fratello gemello di Piero Villaggio, diventato docente della Scuola normale superiore di Pisa, matematico e ingegnere italiano, nonché uno dei maggiori esperti a livello internazionale della teoria classica dell'elasticità. I due erano gemelli dizigote.

Nel 1954, al Lido di Genova, incontra Maura Albites, che verso la fine degli anni Cinquanta diverrà sua moglie e dalla quale avrà due figli: Elisabetta (1959) e Pierfrancesco. Proprio quest'ultimo è comparso in alcune pellicole del padre, tra cui il celebre "Fantozzi alla riscossa". Il figlio dell'attore, oggi 54enne, ha dovuto lottare per anni contro la sua tossicodipendenza, di cui si iniziò a parlare nel 1986.

La vita di Paolo Villaggio è stata costellata di amicizie con grandi artisti, primo fra tutti Fabrizio De André, con cui ha condiviso gli anni delle scorribande giovanili. Nel libro "Non per un dio ma nemmeno per gioco" Luigi Viva riporta questo ricordo di De André raccontato da Villaggio: "L'ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto ed egli lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva: "Guarda, tu le parolacce non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dell'attenzione, sei uno stronzo".". L'amicizia in seguito divenne anche sodalizio artistico. Villaggio infatti scrisse per il cantante genovese due storici brani: "Il fannullone" e "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers".

A scoprire il Paolo Villaggio artista televisivo fu Maurizio Costanzo. Nel 1967 gli chiese di esibirsi al "Sette per otto", un noto cabaret romano. In un'intervista concessa a Repubblica nel 2013, Villaggio raccontò: "Andai. La prima sera c'era ad assistere allo spettacolo una Roma incuriosita da questo strano comico arrivato da Genova. Ricordo Garinei e Giovannini, Ugo Tognazzi, Ennio Flaiano che alla fine a forza di ridere cadde dalla poltrona".

Ma, a proposito di città, Villaggio ha dichiarato di amare di più Milano, anche se col tempo ne notava la decadenza: "È la città con i ricordi più felici della mia vita, quella delle notti in giro con gli amici del Derby, Giorgio Gaber, Pozzetto e quel tiratardi di Umberto Simonetta. Ora pare si sia trasformata in un feudo di sarte".

Negli anni Sessanta Villaggio si esibisce in radio a "Il sabato del Villaggio": qui inizia a raccontare le avventure del ragionier Ugo Fantozzi. Questo momento lo preparerà a mettere insieme sketch, racconti e avventure che confluiranno nel libro "Fantozzi". Pubblicato nel 1971, divenne un best seller in Unione Sovietica, dove ricevette anche il premio Gogol. Nel 2011, per i 150 anni dell'Unità d'Italia, il libro è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura, tra le centocinquanta opere che hanno segnato la storia dello Stato Italiano.

Paolo Villaggio è stato anche un prolifico giornalista. Alla fine degli anni Sessanta tenne per "L'Europeo" la rubrica "La Domenica di Fantozzi", in cui il personaggio che diede vita prima al libro e poi ai film. Scrisse editoriali anche per "Paese Sera" e "L'Unità".

Villaggio non rinnegò mai il successo ottenuto con Fantozzi, ma l'umorismo dei 10 film dedicati al tragico ragioniere non gli impedirono di collaborare con grandi registi. Nel 1989 inizia a lavorare con Federico Fellini, per cui recita nel film "La voce della Luna". Davanti alla critica per la scelta degli attori il regista riminese rispose: "Benigni (presente nel film, ndr.) e Villaggio sono due ricchezze ignorate e trascurate. Ignorarne il potenziale mi sembra una delle tante colpe che si possono imputare ai nostri produttori".

Tra le apparizioni più importanti di Villaggio nel cinema d'essai, sono senz'altro da ricordare: "Il segreto del bosco vecchio", di Ermanno Olmi, (tratto dal libro di Dino Buzzati), con cui vince il Nastro d'argento, come migliore attore, e "Cari fottutissimi amici", di Mario Monicelli, presentato al Festival di Berlino nel 1994 e vincitore di un Orso d'argento, nella sezione menzione speciale. Tra i riconoscimenti c'è il Leone d'Oro alla carriera assegnatogli da Gillo Pontecorvo nel 1992.

Villaggio è stato iscritto al Partito Comunista Italiano e a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali, ed è stato anche candidato alle elezioni politiche del 1987. Nel 1994 si è nuovamente candidato con la Lista Marco Pannella, nel collegio uninominale di Genova - San Fruttuoso. Si è sempre professato ateo e, in un'intervista del 1994 a "La Repubblica" disse: "Lo penso davvero, il Papa è una persona troppo intelligente per credere in Dio".