Massimo Troisi: il ricordo a vent’anni dalla morte

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Regista, attore, sceneggiatore, comico, poeta. Istrione per vocazione, Massimo Troisi ha fatto del suo volto la maschera della sua carriera, della sua parlata spesso incomprensibile la caratteristica imprescindibile dei personaggi interpretati.

Sono passati vent'anni dalla morte di Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno 1994 a soli 41 anni. Una scomparsa prematura avvenuta a sole 12 ore dalla fine delle riprese de "Il postino", film che gli valse, postuma, la nomination agli Oscar come miglior attore protagonista.

Nato nel 1953 a San Giorgio a Cremano da una famiglia di umili origini, Massimo Troisi si avvicina molto presto alla recitazione e, insieme agli amici di sempre fonda il gruppo teatrale de "I saraceni" che, in seguito, cambierà il nome in "La smorfia". Dal teatro al cinema il passo sarà breve e il successo immediato.

Con "Ricomincio da tre" (1981) Massimo Troisi si consacra al cinema: un debutto che lo vede protagonista nei panni di attore, sceneggiatore e regista, una pellicola che gli vale tre nastri d'argento e due David di Donatello.

Come non dimenticare, poi, "Non ci resta che piangere"? Scritto e diretto a due mani con Roberto Benigni, il film è frutto di una comicità istintiva e di un modo particolare di far cinema: a braccio, senza sceneggiatura, “Non ci resta che piangere” è una “commedia dell’arte” su pellicola che ebbe un immediato successo di pubblico, una pellicola capace di unire in modo magistrale due personalità opposte ma complementari in quanto a comicità.

Considerato da sempre erede naturale di Eduardo de Filippo e Totò, Massimo Troisi subisce la rarissima metamorfosi in cui la maschera diventa volto e il personaggio passa dal piano della finzione a quello della realtà: personaggi, quello interpretati da Troisi, così teatrali nella mimica e nella gestualità da apparire reali, umani anche sul grande schermo.

Troisi se n'è andato troppo presto e la sua morte, pianta tuttora, ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama cinematografico italiano. E se è troppo triste ricordarne la morte, nel caso di Troisi è fondamentale celebrare la sua vita, che continua a vivere oggi nelle pellicole che ha diretto, nelle parole che ha scritto e nei personaggi che ha intepretato.

"Io faccio film intelligenti? Non lo so, faccio film che mi piacciono, ne farei uno ogni sei mesi, sempre con il piacere di girare e recitare. E invece non si può. Mi propongo sempre di fuggire dai luoghi comuni, dalle cose che potrebbe dire chiunque."