Soylent è l’alimento del futuro? Quando il cibo diventa semplice carburante

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Dimenticate le lunghe cene tra amici, le tavole imbandite, i sapori esotici e quelli che ricordano casa. Mettete da parte gli odori del cibo che sfrigola in padella e il profumo di quello che sta cuocendo in forno. E’ arrivato il cibo del futuro: si beve e sono sufficienti solo cinque minuti per prepararlo. Si chiama Soylent ed è una bevanda che promette di soddisfare, ad ogni pasto, tutti i bisogni nutrizionali del nostro organismo. Venduto negli Stati Uniti, il Soylent è stato ideato da Rob Rhinehart dopo una brillante intuizione datata 2012.

Sono quelli gli anni in cui lui e il suo team, rinchiusi in un appartamento di San Francisco, lavorano senza sosta a un progetto di start up tecnologica che, però, non riesce a decollare. Lavorano talmente tanto che non trovano il tempo per mangiare. Col passare dei giorni il cibo e la sua preparazione diventa un problema sempre più urgente.

Ed eccola qui, l’intuizione: in fondo, che bisogno c'è di mangiare? L'importante è assumere i nutrienti che servono al nostro corpo per funzionare al meglio. Sono le proteine, i carboidrati, i grassi, le vitamine e i sali minerali ciò di cui realmente l'organismo necessita. E allora, invece di fare la spesa al supermercato, il giovane ordina su internet polveri, polverine e pillole per dar vita ad un miscuglio che, con semplice aggiunta di acqua, diventa il suo pasto per oltre un mese.

L'esperimento va a buon fine. Dopo un mese Rob racconta sul suo blog l'esperienza alimentare alternativa (rendendo pubblica anche la ricetta): "ll mio fisico è migliorato, la pelle è più pura, i denti più bianchi, i capelli più folti e anche la forfora è sparita", afferma sul suo blog. Da lì alla commercializzazione il passo è breve. E' così che nasce Soylent, l'alimento che più si avvicina all'idea di "cibo del futuro" che abbiamo visto così tante volte nei film di fantascienza.

Esiste forse cibo più pratico? Puoi "mangiarlo" ovunque, sporca pochissimo, non crea odore in casa ed è velocissimo da preparare. Che dire, invece, del prezzo? Decisamente abbordabile, un pasto con Soylent costa all'incirca 4 dollari (3 euro), un importo che, al giorno d'oggi, non è sufficiente neanche per comprare un panino al bar.

Con un crowdfounding fruttato 3 milioni di dollari, Rob mette in piedi la sua nuova startup e comincia a commercializzare il suo prodotto. Il successo di Soylent è immediato, tanto che sta per arrivare la versione 2.0 del prodotto: dalle polveri a cui aggiungere acqua si passa alla bevanda già pronta da "gustare". Un'operazione di puro marketing che nulla cambia alla fortunata formula chimica della miscela.

Come è stato recensito il prodotto? I suoi pregi, in potenza, sono moltissimi: costa così poco che potrebbe contribuire a sconfiggere la fame nel mondo; è ecologico, perché elimina tutte le risorse utilizzate nella classica filiera produttiva alimentare; è salutare, perché al suo interno contiene tutto ciò di cui necessita il nostro corpo. E, non da ultimo, a quanto dice il suo inventore, è possibile vivere di solo Soylent.

Dov'è, quindi, la "fregatura"? Semplicemente, Soylent non è cibo e per questo potrebbe non soddisfare gli avventori abituati a godere dei piaceri della tavola e della convivialità. Soylent è semplice carburante e, conseguentemente, toglie tutto il romanticismo di una cena consumata a lume di candela, di un piatto cucinato con amore o il piacere della scoperta di alimenti insoliti e poco conosciuti. Il cibo del futuro diventerà inumano? Solo il tempo saprà dare una risposta alla nostra domanda.

Nel frattempo seguiamo l’avventura di chi ha voluto provare (e testimoniare) l’uso di Soylent per un lungo mese.

C'è anche chi, provando Soylent, ha voluto testare in modo più approfondito gli effetti della bevanda sul corpo con esami del sangue e test effettuati prima e dopo l'assunzione. Si tratta di Tim Ferriss che, sul suo blog, ha pubblicato i risultati del suddetto esperimento, durato due settimane. Se conoscete l'inglese si tratta sicuramente di una lettura molto interessante per capire meglio il funzionamento di quello che, a prima vista, sembrerebbe essere il cibo del futuro. 

Serena Fogli