Come diventare giornalista: elenco dei pubblicisti, praticantato ed esame di idoneità

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Fare della scrittura la propria professione e dell'informazione il proprio pane quotidiano, vivere a braccetto con l'attualità, specializzarsi in un preciso settore o essere versatili e trasversali. Il giornalismo e tutte le sue declinazioni è sicuramente uno degli ambiti professionali più gettonati di sempre.

Ma come si diventa giornalisti? Si tratta sicuramente di una domanda che ricorre spesso tra i giovani, laureandi o meno. Le strade per avvicinarsi alla professione sono molteplici e checché se ne dica, la laurea non è affatto una prerogativa essenziale, benché un’istruzione di tipo universitario sia auspicabile.

Il percorso per diventare giornalista, infatti, si basa su un lungo periodo di formazione ed esperienza pratica, attraverso i quali gli aspiranti giornalisti, oltre a sperimentare il lavoro di redazione, acquisiscono i mezzi propri del mestiere, affinando allo stesso tempo la propria penna e il proprio eloquio. Tuttavia le possibili strade da intraprendere per avvicinarsi alla professione sono due e corrono parallelamente l’una all’altra.

La prima strada, sicuramente più facile a livello organizzativo ma più onerosa dal punto di vista finanziario, è l’iscrizione ad una Scuola di Giornalismo riconosciute dall’Ordine: nei due anni previsti lo studente può acquisire le professionalità richieste al fine di essere iscritto all’ordine dei pubblicisti, primo step da raggiungere prima dell’ottenimento del tesserino.

L’iscrizione all’elenco dei pubblicisti può avvenire, però, anche in altro modo: l’aspirante giornalista può infatti decidere di collaborare con quotidiani, riviste o testate web registrate. La collaborazione, che deve avere una durata di 24 mesi, si intende continuativa e retribuita. Al termine del biennio è possibile presentare gli articoli prodotti all’Ordine dei Giornalisti che, a questo punto, può predisporre l’entrata nel sopracitato elenco dei giornalisti pubblicisti.

Essere pubblicista, tuttavia, non significa essere professionista. Cosa differenzia, quindi, un giornalista professionista da un semplice pubblicista? Il discrimine lo si ritrova nel concetto di professionalità esclusiva. Sono infatti professionisti, coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista; al contrario i pubblicisti svolgono attività giornalistica in modo continuativo benché esercitino anche altre professioni.

Una volta diventati pubblicisti, poi, gli aspiranti professionisti devono pazientare ancora 18 mesi, durante i quali dovranno svolgere un’attività di praticantato all’interno della redazione di  una testata giornalistica, alla cui attività deve essere affiancato un corso di formazione (la cui frequenza può avvenire anche a distanza) della durata di 45 ore.

La fase del praticantato, al contrario, è compresa nel biennio di coloro che decidono la Scuola di Giornalismo, di cui abbiamo parlato sopra. Terminata la scuola, o portato a termine il praticantato, gli aspiranti giornalisti possono finalmente affrontare l’ultimo scoglio, ovvero la prova di idoneità professionale.

L’entrata nell’Ordine dei Giornalisti professionisti, infatti, è sancita dalla suddetta prova, che deve essere necessariamente svolta entro i tre anni dalla fine del praticantato (o della scuola).