Cos'è il ratto delle sabine?

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Il “ratto delle sabine”, ovvero il rapimento delle donne sabine, viene descritto dallo storico latino Tito Livio e dallo storico greco Plutarco ed è una fra le vicende più antiche della storia di Roma, avvolta dalla leggenda.

Secondo la tradizione infatti Romolo, una volta fondata Roma, vuole stringere alleanze con le popolazioni vicine e cercare di ottenere delle donne con cui procreare e popolare la nuova città.

E' ai sabini che Romolo si rivolge per avere questi favori: la Sabina era una regione compresa tra l'alto Tevere, il fiume Nera e l'Appennino marchigiano, in corrispondenza cioè dell'odierna provincia di Rieti e della regione dell'alto Aterno in provincia dell'Aquila.

I vicini però rifiutano di concedere questo favore al nuovo re di Roma il quale decide quindi di organizzare un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapire con l’inganno le loro donne nel mezzo dello spettacolo. Secondo lo storico Tito Livio non viene usata alcuna violenza sulle donne e Romolo offre alle fanciulle pieni diritti civili e di proprietà nella neonata città.
I popoli che subiscono l'affronto del ratto chiedono la liberazione delle fanciulle rapite ma il nuovo re di Roma non solo si rifiuta di rilasciarle ma chiede addirittura loro di accettare i legami di parentela con i Romani.

La guerra che ne scatursce viene fermata dalle stesse donne che hanno subito l'affronto che supplicano gli uomini di interrompere il sanguinoso scontro e mettono le basi per la pace.

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