Il rococò

Il rococò è uno stile architettonico e decorativo che si sviluppò in Francia verso il 1730 e di qui si diffuse in tutta Europa, anche nel campo della scultura e della pittura. Il nome gli deriva da un'alterazione scherzosa del termine francese rocaille (roccia artificiale). Caratterizzato dalla tendenza a negare la forma architettonica rivestendola con un gioco capriccioso e leggero di stucchi, cornici dorate, festoni, volute bizzarramente intrecciate, il rococò si pone da un lato in contrapposizione al pesante plasticismo barocco, dall'altro in stretta continuità con la ricerca di ritmi dinamici tipica del barocco stesso, ma interpretata in chiave raffinata e leziosa. Aspramente avversato dalle contemporanee correnti classicistiche e tardobarocche, questo stile venne considerato negativamente per tutto l'Ottocento. Il rococò fu l'espressione artistica dell'aristocrazia cosmopolita al termine della sua funzione storica, che mascherava la coscienza del declino nell'evasione dalla realtà e nella costruzione di un mondo fittizio tramite il mito dell'eterna giovinezza e dell'imperturbabile serenità. La rivoluzione estetica del rococò si realizzò nell'armoniosa interrelazione di tutti i particolari dell'arredamento, a cui concorrevano in uguale misura tutte le arti (e le "minori" venivano valutate alla pari con quelle tradizionalmente "nobili") indirizzate alla creazione di ambienti in cui arredamento e architettura interagiscono.

Sviluppo e diffusione

Per quanto le premesse storiche siano rintracciabili fin dagli ultimi anni del Seicento, la circostanza a cui si attribuisce l'inizio del rococò è il trasferimento della corte reale francese da Versailles a Parigi dopo la morte di Luigi XIV (1715). Questo spostamento costrinse la nobiltà a riorganizzare i palazzi privati della capitale, da lunghi anni abitati solo saltuariamente. Per porre rimedio agli spazi ristretti si sviluppò il gusto per le pareti chiare, "spalancate" dalla profusione di specchi e stucchi leggeri, per i mobili piccoli e laccati a tinte pastello, per i quadri anch'essi dalle tonalità chiare, per i soprammobili di dimensioni minime e di soggetto frivolo.

In Francia il rococò ebbe scarsa applicazione nell'esterno degli edifici, che conservarono forme classicheggianti. Il rococò francese raggiunse le sue espressioni più raffinate e preziose nella decorazione e nell'arredamento degli interni per opera di François Antoine Vassé (1681-1736) e Gilles Marie Oppernordt (1672-1742), i maggiori artisti dello stile Reggenza, e poi di Nicolas Pineau (1684-1754), Juste-Aurèle Meissonnier (1695-1750), François Boucher (1703-70), François de Cuvilliés (1695-1768), rappresentanti del periodo culminante del più sfrenato stile rocaille.

Spicca l'opera di Jean-Antoine Watteau (1684-1721), pittore sensibile ai fiamminghi e agli olandesi che dipinse tele con soggetti militari, galanti e ispirati al teatro (Gilles, 1717, Parigi, Louvre; Giudizio di Paride, 1720, Parigi, Louvre; Insegna di Gersaint, 1720, Berlino, Charlottenburg).

Posteriore è Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), che interpretò la cultura rococò con una grande varietà di soggetti, dai quadri storico-mitologici (Geroboamo, 1732) a quelli di carattere quotidiano (La fanciulla che legge) e, soprattutto, alle rappresentazioni erotico-galanti (L'altalena, 1767; La camicia rubata).

Nel decennio 1730-40 gli artisti e gli artigiani francesi vennero invitati in tutte le corti d'Europa dando inizio a quel fenomeno di internazionalizzazione della cultura figurativa tipico di tutta la seconda metà del secolo. Tale fenomeno visse appunto sulla figura dell'artista vagante (per l'Italia basti pensare a Tiepolo), che stimolò soprattutto lo sviluppo dell'artigianato su canoni europei comuni.