Architettura e arti applicate nell'Ottocento

Architettura

Nel corso dell'Ottocento una serie di fenomeni culturali di revival ripristinano elementi architettonici greci e gotici. Uno dei più rilevanti fu il neogotico (o gothic revival), iniziato già nel Settecento in Inghilterra, dove il gotico aveva goduto di fortuna ininterrotta nell'ambito delle poetiche preromantiche del pittoresco e del sublime, e poi estesosi a tutta l'Europa.

 

Il neogotico

Ampie e complesse appaiono le motivazioni del movimento neogotico, quando l'affermarsi del romanticismo, che individua nell'arte l'espressione dello spirito dei popoli, portò a identificare nell'architettura medievale il simbolo della storia e della tradizione nazionale dei vari paesi europei, in evidente rapporto anche col recupero medievalista attuato dal romanzo storico (da Walter Scott in avanti) e dal melodramma romantico. Altro aspetto importante fu il fiorire, per la prima volta su basi scientifiche, di studi storici e critici sull'arte del Medioevo, di precisi rilievi dei monumenti più famosi, della pratica del restauro, sempre più diffusa. Ma i due momenti più alti del movimento neogotico sono rintracciabili, intorno alla metà del secolo, in Inghilterra e in Francia.

In Inghilterra esso si sostanzia delle istanze etico-sociali che sono alla base dell'attività dell'architetto londinese August W. Pugin (1812-52), autore, in collaborazione con Charles Barry, del capolavoro del neogotico inglese, il Palazzo del Parlamento a Londra (1836-60). Stabilendo un organico rapporto tra architettura e società, Pugin sottolineò il valore "morale" del gotico e insieme la sua qualità di modello costruttivo.

In Francia l'azione di architetto, teorico e restauratore di Eugène Viollet-le-Duc (con il restauro di Notre-Dame a Parigi nel 1845, la Cattedrale di Reims, l'Abbazia di San Denis) accentuò il gotico come un modello di razionalità strutturale ancora valido per gli sviluppi della moderna tecnologia. Anche il metodo del restauro integrativo o interpretativo adottato da Viollet-le-Duc su vasta scala, se oggi appare inaccettabile, sottolineava la sua volontà di ridare al gotico una funzione nella società moderna.

La tendenza a far rivivere nel neogotico lo stile nazionale fu viva anche nei paesi nordici, soprattutto in Germania (dove già nel 1773 era apparso il celebre saggio di Goethe Dell'architettura tedesca) con il completamento del Duomo di Colonia e la costruzione del Municipio di Monaco (iniziato nel 1867).

In Italia la forte presenza della tradizione classica e rinascimentale fece sì che la diffusione dello stile neogotico ebbe scarsi riflessi. Fra gli esempi neogotici si possono ricordare a Padova la pasticceria detta il Pedrocchino (costruita tra il 1831 e il '44 accanto al neoclassico Caffè Pedrocchi) di Giuseppe Jappelli.

 

La seconda metà dell'Ottocento

Nella seconda metà dell'Ottocento la concezione dell'architettura cominciò a cambiare in modo radicale. Si affermò, anche se in pochi casi, l'uso di materiali come il ferro, il vetro e il cemento che fino a quel momento erano stati impiegati solo nell'ingegneria civile.

In Inghilterra era nata fin dal Settecento, in rapporto con lo sviluppo dell'industria siderurgica, una notevole corrente di architettura ingegneristica (ponti, padiglioni) che utilizzava ferro e acciaio per costruzioni come il ponte sul Severn a Coalbrookdale (1775), il Clifton Suspension Bridge a Bristol (1829-31) o il famoso Palazzo di Cristallo realizzato da Joseph Paxton (1801-65) per l'Esposizione Internazionale di Londra del 1851.

In Francia nel clima tradizionalista dell'architettura ottocentesca appare invece del tutto isolata l'opera di alcuni architetti e ingegneri che valorizzarono le possibilità di acciaio, ferro e vetro come nella sala di lettura della Bibliothèque Nationale, di Henri Labrouste (1858-68), o la più famosa Tour Eiffel (in acciaio e alta 300 metri), costruita per l'Esposizione Universale di Parigi del 1889 da Alexandre-Gustave Eiffel (1832-1923). La Tour Eiffel rappresenta l'espressione più completa di un'impostazione tecnica tesa a ottenere contemporaneamente alte qualità di flessibilità e resistenza con il minimo peso.

In Italia significativo fu il caso di Milano con la Galleria Vittorio Emanuele II (1861), realizzata da Giuseppe Mengoni (1829-77), che intuì le possibilità non solo funzionali, ma anche espressive dell'accoppiamento del ferro e del vetro. A Torino fu attivo Alessandro Antonelli (1798-1888), che realizzò la Mole Antonelliana (1863), caratteristica per la cupola piramidale terminante in un'altissima cuspide (167,50 m): essa segna il momento in cui il ritorno al gothic revival si innesta su alcune conquiste tecnologiche moderne, come le nervature in ferro.