L'arte informale

Con l'espressione "arte informale" si designa quell'indirizzo dell'arte contemporanea nel quale si riconoscono correnti, movimenti e personalità diverse, accomunati solo dall'abbandono di ogni schema strutturale significante. Questa espressione venne usata dal critico francese M. Tapié nel libro Un art autre (1952) e prevalse su altre denominazioni intese a classificare criticamente tendenze e correnti, come art autre, tachisme, astrazione lirica, action painting, espressionismo astratto. La poetica dell'arte informale si manifesta in Europa e negli Stati Uniti con conseguenze destinate a caratterizzare fortemente le tendenze dell'arte contemporanea dagli anni '60 fino alla fine del Novecento. Nella messa a punto delle origini dell'arte informale va ricordato il contributo dato nella medesima epoca dal pittore tedesco Hans Hofmann (1880-1960), che, negli Stati Uniti, fondò una propria accademia, fucina di nuove idee ed esperienze.

 

Poetica e diffusione

Contestando tutti gli schemi del passato, la poetica dell'arte informale, fortemente impregnata delle teorie filosofiche fenomenologiche ed esistenziali, tende a realizzare l'identificazione dell'artista con la propria opera mediante il gesto stesso del dipingere, provocando così un'incolmabile frattura tra l'importanza nuova assunta dalla tecnica e quella non più valutata della teoria e del contenuto. Componenti essenziali dell'arte informale sono la materia, il segno e il gesto. Con il termine materico si indica la tendenza a indagare e a sfruttare la vitalità organica della materia e le sue possibilità espressive.

Una delle tendenze pittoriche dell'arte informale, basata sulla stesura del colore a chiazze, oppure sgocciolato, è il tachisme (principale esponente il tedesco Hans Hartung, 1904-89).

Pioniere dell'arte informale furono la Francia, dove questa corrente assunse connotati materici (J. Fautrier, J. Dubuffet) e segnici (Georges Mathieu, 1921), e gli Stati Uniti, che ne diede una versione gestuale di marca espressionistico-surreale. J. Pollock, Marc Tobey (1890-1976) e Wilhem De Kooning (1904-1997) sono tra i maggiori protagonisti dell'action painting; e inoltre Mark Rothko (1903-70), A. Gottlieb, Clyfford Still (1904-80). Successivamente il movimento si diffuse in Spagna con Antoni Tàpies (1923), Luis Feito (1929). Nei Paesi Bassi si esprime il gruppo Cobra: il nome di questo movimento fondato tra gli altri dal pittore olandese Karel Appel (1921-2006) è composto con le sigle di Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam; comune ai suoi esponenti è la matrice espressionista sfociante in una pittura segnico-gestuale, dalla materia densa e violenta, talora incandescente, che esplode sulla tela con immediatezza e vitalità.

In Italia, dove accanto a versioni materiche di Alberto Burri (1915-1995), ne diede un'originale interpretazione lo spazialismo di Lucio Fontana (1899-1968) teorizzato nel Manifesto blanco pubblicato nel 1946 a Buenos Aires, il cui intento era quello di realizzare, al di là dello stesso quadro, uno spazio plastico inteso come esperienza totale e continua (Concetto spaziale, 1957, Milano, collezione privata).