Nascita e sviluppo del romanico

Il termine romanico fu usato per la prima volta dallo studioso francese del Medioevo De Caumont (1824) per definire l'arte dei secc. XI e XII nell'Europa centrale: egli ne sottolineava il significato di libera rinascita delle forme dell'arte romana e l'analogia con la contemporanea formazione e sviluppo delle lingue romanze.

L'ambito proprio dell'arte romanica copre l'arco che va dal 1000 al 1150 ca per la Francia, estendendosi ai primi decenni del 1200 per altri paesi europei.

Il fenomeno più imponente del romanico fu il rinnovato fervore edilizio che percorse l'Europa, alla cui base furono la ripresa demografica ed economica posteriore al 1000, la fondazione di nuovi centri urbani e la rinascita delle città, l'intensificarsi degli scambi commerciali. In questo quadro, importante fu il ruolo giocato dall'Impero, dalla nobiltà feudale, dal papato e dagli ordini religiosi (benedettini, cluniacensi).

 

La cattedrale

Fu proprio l'ambito cittadino a offrire la forma principe dell'architettura romanica, la chiesa o cattedrale, affacciata in genere sulla piazza, centro di vita economica e sociale. Robusta, di salde proporzioni, essa presenta una complessa articolazione dello spazio: a pianta cruciforme, a tre o cinque navate, transetto e abside. La cattedrale trova i suoi elementi caratteristici nell'uso dell'arco a tutto sesto, della copertura a volta, a crociera o a botte, dal punto di vista costruttivo e nell'attento studio dello scarico dei pesi sui robusti pilastri, sugli archi trasversali, sui muri in funzione di contrafforte.

Le prime grandi chiese con copertura a volta furono costruite pressoché contemporaneamente, agli inizi del sec. XI, in Lombardia e nell'area continentale di influenza normanna. Di qui il romanico si diffuse, in articolazioni estremamente ricche e dense di apporti locali, in tutta Europa. L'attività dei Normanni si estese dalla Normandia vera e propria (Jumièges, Caen) alla Francia (Vézelay, Antun, St.-Étienne, Poitiers), ai paesi nordici, all'Inghilterra, fino in Palestina. Le maestranze lombarde, invece, attive in quasi tutta Europa, riportarono poi in patria esperienze diverse dalla Normandia, dalla Provenza (Arles, St.-Gilles), dalla Catalogna.

L'abbazia

Determinante per lo sviluppo dell'architettura romanica fu la grande crescita degli ordini monastici (benedettini e cluniacensi, in particolare) e la loro consuetudine di edificare accanto alla chiesa gli ambienti dedicati alla preghiera e alla vita quotidiana. Questo complesso di edifici prende il nome di abbazia, perché retto da un abate. Intorno al chiostro, con pozzo centrale e giardino, si articolano la sala capitolare (ampia stanza in cui si riuniva il capitolo, cioè il collegio dei monaci), con la sovrastante abitazione dell'abate e il dormitorio, il refettorio e la cucina (talora in un corpo a sé); il noviziato e gli ambienti funzionali e rappresentativi, portineria, economato, eventuale ospizio o foresteria. Inoltre i cluniacensi, in particolare, promossero pellegrinaggi da Santiago de Compostela a Roma e favorirono la relativa diffusione, lungo gli itinerari dei pellegrini, di chiese dalla tipica struttura con abside ad ambulacro e cappelle
radiali.

Importanti esempi furono la celebre abbazia di Cluny in Borgogna, la cistercense abbazia di Fontenay (1130) e le abbazie italiane di Sant'Angelo in Formis presso Capua e di Chiaravalle della Colomba (1135) in Emilia.

 

La scultura

La scultura romanica conobbe una grandiosa rinascita dell'uso della pietra, che svolse originalmente e su un piano monumentale modelli tratti dall'arte tardoantica (in particolare da quella romano-provinciale) e dalle arti minori come l'oreficeria e la miniatura.

La decorazione scultorea, che fu sottomessa alle necessità dell'architettura, ne sottolineava i punti sensibili (capitelli, architravi, portali, pilastri ecc.). La facciata della cattedrale romanica, col punto chiave dei grandi portali, forniva ampio campo alla scultura: l'illustrazione di temi dell'Antico e del Nuovo Testamento svolgeva anche una funzione didattica ed edificante nei confronti del fedele. Nelle parti decorative (capitelli, cornici ecc.) una varietà di figurazioni mostruose, libere derivazioni dall'antico e intrecci metamorfici si susseguivano con inesauribile fantasia, espressione di un gusto fantastico e grottesco.

Grande diffusione ebbero anche gli arredi liturgici, le porte scolpite e gli oggetti in bronzo.

Tra gli scultori spiccano Niccolò (attivo tra il 1120-50), autore del portale di S. Zeno a Verona; Wiligelmo, attivo a Modena (vedi oltre il Duomo tra il 1100-10); Benedetto Antelami (1150 ca-1230 ca) attivo a Parma.

La pittura

Meno unitario appare il panorama della pittura romanica. I suoi sviluppi autonomi furono più tardivi rispetto a quelli della scultura e si protrassero fino al sec. XIII, articolandosi e differenziandosi anche molto nei diversi paesi. Così, in Italia la cultura bizantina fu ancora prevalente, per cui opere anche importanti (come i mosaici dell'Italia meridionale) non rientrano nell'ambito propriamente romanico.

Le caratteristiche principali della pittura romanica si rintracciano nel grande sviluppo dell'affresco: affreschi di Sant'Angelo in Formis, di San Vincenzo a Galliano, presso Cantù (1006-07), Ciclo del libro dei Re in S. Pietro al Monte (sec. XI) a Civate, affreschi del Battistero di Novara ecc.

Negli esordi della pittura su tavola che rappresenta soprattutto il Cristo crocifisso (Cristo trionfante del maestro Guglielmo nella cattedrale di Sarzana, La Spezia), nella splendida fioritura della miniatura, espressione più colta e raffinata rispetto al gusto popolaresco e narrativo dell'affresco.