I protagonisti della scultura e della pittura italiana

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente nella scultura e nella pittura si sviluppa un linguaggio originalmente nazionale grazie all'opera di una serie di artisti di valore assoluto.

Nicola Pisano

Nicola Pisano (ca 1215 - 1278/1284), detto anche d'Apulia perché forse di origine pugliese, si formò come scultore e architetto probabilmente nell'ambiente classicheggiante dell'accademia campano-pugliese di Federico II. Per primo realizzò una trasposizione delle forme classiche su di un piano umanistico e vitale, elaborandole in un linguaggio nuovo, potentemente plastico, solenne e drammatico. Nel 1260 eseguì il pulpito del battistero di Pisa, esagonale, sorretto da colonne poggiate su leoni, sulle quali si impostano archi trilobati e una balaustra con cinque lastre a rilievo (con Storie dell'infanzia di Cristo, la Crocifissione, il Giudizio finale), opera in cui assieme a spunti lombardi (visibili nella squadrata e solida volumetria) sono evidenti i rapporti con schemi classicheggianti. Realizzò inoltre l'arca di S. Domenico nell'omonima chiesa di Bologna (1265-67); il pulpito ottagonale del Duomo di Siena (1265-68) ­ in collaborazione con il figlio Giovanni Lapo e Arnolfo di Cambio ­ in cui è evidente una rigorosa sensibilità gotica; la Fontana Maggiore della piazza del Comune a Perugia (1275-78), in collaborazione con il figlio Giovanni.

Arnolfo di Cambio

Lo scultore e architetto Arnolfo di Cambio, nato a Colle di Val d'Elsa (ca 1245) morì a Firenze prima del 1310. La prima documentazione della sua opera si ha a Siena (1266), come discepolo di Nicola Pisano e collaboratore di Giovan-
ni Lapo Pisano al pulpito del duomo. È anche ipotizzata
una sua collaborazione all'arca di S. Domenico a Bologna (1265-67). Arnolfo conobbe l'arte romana e del meridione, come rivela la tomba (smembrata) del cardinale Annibaldi (1276) in S. Giovanni in Laterano, che costituì un prototipo per le tombe romane del periodo gotico e imposta il problema del rapporto architettura-scultura. Nel 1277, e così ancora nel 1281, fu presente a Perugia, dove eseguì tre figure di Assetati, resti di una fontanella per la piazza Maggiore, di sobrio ed efficace naturalismo. Il suo nome è legato anche al monumento al cardinale De Braye (1282) (smembrato e malamente ricomposto) nella chiesa di S. Domenico a Orvieto; ai cibori di S. Paolo fuori le Mura (1285) e di S. Cecilia in Trastevere (1293) a Roma; al sacello del papa Bonifacio IV (1296); nel vecchio S. Pietro in Vaticano, dove si qualifica architector. Nelle sculture superstiti della facciata di S. Maria del Fiore di Firenze, tra cui spiccano una grande statua della Madonna col Bambino e la Vergine della Natività (1296-1302, Firenze, Museo dell'opera del Duomo), di solennità classica, la sintesi formale affianca l'autore a Giotto, quale innovatore dell'arte italiana medievale. Come architetto gli sono attribuiti a Firenze il progetto della stessa S. Maria del Fiore (1296) e interventi in S. Croce, oltre ai meno certi Palazzo Vecchio (1299) e al
rifacimento della badia. Quanto basta per rivelare la sua
concezione monumentale dello spazio, ampio e classicamente scandito nelle componenti strutturali, che apre la via all'arte del Trecento.

Giovanni Pisano

Figlio e allievo di Nicola Pisano fu anch'egli scultore e architetto, originale esponente del gotico italiano. Nato nel 1245 ca, iniziò la sua attività collaborando con il padre nella realizzazione del pulpito del Duomo di Siena (1265-68). Successivamente (1278) ebbe larga parte nei lavori della Fontana Maggiore a Perugia, dove si staccò dal classicismo paterno, per dar vita, sotto l'influsso della scultura gotica francese, ai più drammatici sentimenti umani in uno stile impetuoso e intenso.

Dal 1284 al 1296 fu impegnato nella sua prima grande realizzazione autonoma, la decorazione della facciata del Duomo di Siena, dagli stipiti dei portali fino alle numerose statue (oggi in maggior parte nel Museo dell'opera, sostituite nella facciata da copie). Nel 1297 è documentata la sua attività a Pisa come capomastro del duomo. Dal 1298 fino al 1301 fu impegnato a Pistoia nella costruzione del pulpito nella chiesa di S. Andrea. Poco più tarda è la Madonna nella Cappella degli Scrovegni di Padova, dove l'intensità dello sguardo lega la Madre e il Figlio. Negli anni dal 1302 al 1310 Giovanni fu impegnato nella realizzazione del nuovo pulpito per il Duomo di Pisa. L'ultima sua opera fu probabilmente la Madonna dalla cintola nel Duomo di Prato (1317), nella quale egli riprende nuovamente il tema del colloquio tra la Vergine e il Bambino. Morì poco dopo.