Il mecenatismo nell'Italia settentrionale

La corte signorile divenne il luogo privilegiato per lo sviluppo del Rinascimento italiano anche nelle città minori. Gli spostamenti di Donatello a Padova e di Leon Battista Alberti a Mantova avviarono le esperienze dell'umanesimo settentrionale, dalla pittura di A. Mantegna a quella lombarda di V. Foppa, e fornirono stimoli alle più originali e autonome esperienze maturate a Ferrara e Venezia.

Sotto la signoria degli Este, anzi per volontà di Ercole I d'Este, Ferrara accolse l'esperienza urbanistica più vitale del Quattrocento, l'"addizione erculea" progettata (a iniziare dal 1492) da Biagio Rossetti, cioè la grandiosa espansione della città verso nord basata su una rete di strade rettilinee e larghe ai cui incroci dovevano sorgere grandiosi palazzi. La contemporanea presenza in Ferrara di Piero della Francesca e del fiammingo R. van der Weyden stimolò la formazione di una corrente pittorica di straordinaria raffinatezza formale, i cui maggiori rappresentanti furono Tura, del Cossa e de' Roberti, la quale esercitò un duraturo influsso sulla cultura pittorica in Emilia.

La Repubblica di Venezia, tesa ad ampliare i suoi domini nell'entroterra e venuta quindi a contatto con Padova e Verona, accolse artisti da Firenze (Paolo Uccello, Andrea del Castagno) e diede vita a una fiorente scuola pittorica il cui indiscusso capofila fu Giovanni Bellini. Sempre a Venezia giunse a maturazione l'esperienza di Antonello da Messina, formatosi nella Napoli degli Aragonesi, aperta ad apporti spagnoli e franco-fiamminghi.

Vincenzo Foppa

Il pittore bresciano Vincenzo Foppa (1427 o 1430-1516) fu una personalità determinante per la pittura lombarda del Quattrocento. La sua poetica si rivela nel saldo plasticismo delle immagini (Madonna col Bambino, Milano, Museo Poldi Pezzoli) e nella sobria impostazione spaziale degli affreschi della Cappella Portinari in S. Eustorgio a Milano. Fu attivo anche a Pavia, Brescia e Bergamo; in numerosi soggiorni in Liguria (dal 1461 al 1490) arricchì il suo linguaggio di spunti fiamminghi e franco-provenzali, testimoniati in opere come la Pala Fornari (1489, Savona, Pinacoteca) o il Polittico Della Rovere del 1490 (Savona, S. Maria di Castello).

I pittori ferraresi

Ferrara, città governata dalla signoria degli Estensi, vide fiorire nella seconda metà del Quattrocento una scuola di pittura, che ebbe in Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti i suoi principali esponenti.

Cosmè Tura è considerato caposcuola della pittura ferrarese. Venuto in contatto con Pisanello, Gentile da Fabriano, Roger van der Weyden e soprattutto con
Piero della Francesca e Mantegna , egli riuscì a esprimere il volume delle figure e la profondità prospettica solo attraverso il linearismo, giungendo anche a forme "brutte" o deformi per sottolineare i valori espressivi (Madonna col Bambino dormiente, Venezia, Galleria dell'Accademia. La sua singolarità figurativa trova la massima espressione nelle portelle d'organo per la cattedrale di Ferrara, raffiguranti l'Annunciazione e S.Giorgio e la principessa (1468-69); nella Pala Roverella (1474), ora dispersa in vari musei; nella lunetta con la Pietà (Parigi, Museo del Louvre); negli affreschi in Palazzo Schifanoia a Ferrara, di cui ideò probabilmente l'intero ciclo dei mesi e realizzò di propria mano Luglio e Agosto.

Francesco del Cossa (Ferrara 1436 ca- Bologna 1478), pittore che gravitò nell'ambito della corte ferrarese, risentì della lezione di Piero della Francesca e di Cosmè Tura. Con quest'ultimo realizzò gli affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia (suoi sono Marzo, Aprile e Maggio, 1470 ca), prototipo dei cicli narrativi a soggetto profano ed emblema delle concezioni astrologiche del sec. XV. L'opera mostra una elegante fantasia decorativa e una magistrale capacità di composizione delle figure che pongono l'artista tra i maggiori esponenti della pittura ferrarese.

Anche Ercole de' Roberti, allievo del Cossa, collaborò alla realizzazione degli affreschi di Palazzo Schifanoia, dei quali dipinse il mese di Settembre. Seguì Cossa a Bologna, collaborando con lui (1473-75) alla realizzazione del magnifico polittico Griffoni per la Cappella Griffoni in S. Petronio.

Giovanni Bellini

Giovanni Bellini, detto il Giambellino (Venezia ca 1430-1516), fu il principale interprete del mutamento della pittura veneziana del Quattrocento. Si formò nella bottega del padre Jacopo (inizi Quattrocento - ca 1470), a fianco del fratello Gentile (ca 1429-1507); in seguito fu fondamentale per lui il contatto con il cognato A. Mantegna, dal quale tuttavia si differenziò per il maggior valore attribuito al colore, che si distende sempre più libero e intriso di luce naturale. Tale percorso stilistico è evidente passando dalla Madonna Trivulzio (1460-64, Milano, Castello Sforzesco) all'Orazione nell'orto (1459 ca, Londra, National Gallery), alla Pietà (1460 ca, Milano, Brera). Dal 1460 in poi l'esperienza della pittura di Piero della Francesca fu fondamentale, come si può vedere nel solenne e disteso ritmo prospettico dell'Incoronazione della Vergine (ca 1473, Pesaro, Museo) o nel cromatismo della Trasfigurazione (ca 1480, Napoli, Capodimonte). Sulla strada di questa progressiva liberazione del colore dal disegno si pone una serie di altissime opere: l'Allegoria sacra (1490-1500, Firenze, Uffizi), le grandiose pale per le chiese veneziane di S. Giobbe (1487 ca), dei Frari (1488), di S. Zaccaria (1505), le Sacre Conversazioni, le dolcissime Madonne. Nelle sue ultime opere Bellini si avvicinò ai nuovi indirizzi della pittura veneta rappresentati da Giorgione e Tiziano , il quale terminò il Festino degli Dei (Washington, National Gallery), lasciato incompiuto dall'artista.