La successione ecologica

La successione ecologica è l'evoluzione di un ecosistema, dovuta all'avvicendamento nella stessa area di diverse comunità in relazione alla modificazione dell'ambiente fisico, causata a sua volta dall'azione degli organismi.

Il processo di successione tende al raggiungimento di un ecosistema stabile, o climax, dove sia massima l'omeostasi, cioè la capacità del sistema di assorbire le perturbazioni esterne (naturali o indotte dall'uomo) mantenendo integra la propria struttura. Nel corso di una successione, si possono osservare alcune tendenze generali, riassunte nella tabella 26.1. Secondo l'ambiente di partenza, si possono distinguere successioni primarie e secondarie.


 

  • La successione primaria

    La successione primaria ha luogo in aree mai abitate (per esempio, isole vulcaniche di recente formazione, dune sabbiose, colate laviche, superfici rocciose ecc.).

    La successione ha inizio con l'insediamento di organismi pionieri (batteri, licheni), in grado di sopravvivere e riprodursi in ambienti poco ospitali e con scarse disponibilità alimentari. Gli organismi pionieri operano modificazioni nell'ambiente, soprattutto perché favoriscono la formazione di humus (produzione di sostanza organica, mobilizzazione di elementi minerali dal terreno, frantumazione del suolo). Tali modificazioni preparano l'insediamento della comunità successiva, con organismi più complessi e con maggiori esigenze ecologiche. Le interazioni di questi ultimi con l'ambiente producono ulteriori variazioni che consentono l'insediamento di altri organismi, e così via fino al raggiungimento della comunità climax.

    La formazione di un ecosistema stabile dall'ambiente "nudo" richiede tempi lunghissimi: migliaia o decine di migliaia di anni.


     

  • La successione secondaria

    La successione secondaria si instaura in aree già abitate e successivamente distrutte (per esempio, aree incendiate o sepolte da frane, coltivazioni abbandonate ecc.). Fin dagli stadi iniziali si possono insediare comunità più complesse, poiché generalmente l'evento che ha causato la distruzione dell'ambiente precedente non ha comunque impedito la conservazione di alcuni elementi, come semi o spore.

    Non sempre la successione secondaria porta all'insediamento della comunità climax caratteristica della zona: spesso intervengono incendi, inondazioni o altri fattori di disturbo che portano alla situazione di massima stabilità consentita in quel caso (climax edafico). Dove vi sono, infine, comunità mantenute stabili dall'azione dell'uomo o degli animali domestici, si parla di disclimax o climax antropogenetico.


     

  • Le comunità climax

    Le successioni tendono a una comunità finale detta climax, attraverso una serie di comunità di transizione, dette sere o stadi serali. Nel climax, la biomassa totale raggiunge il massimo valore e le specie sono in equilibrio con i propri competitori.

    Le comunità climax sono influenzate dal clima e dalla geologia della regione. I biomi , come le foreste, i deserti o le praterie, sono esempi di comunità climax stabilitesi su ampie regioni geografiche, caratterizzate da condizioni ambientali simili e da comunità vegetali tipiche.

  • Principali variazioni che si osservano nel corso di una successione
    VARIABILI VARIAZIONI
    numero specie aumenta il numero delle specie, sia di autotrofi sia di eterotrofi
    biomassa aumenta la biomassa totale
    suolo aumenta la profondit� del suolo e lo strato di humus, il materiale organico in decomposizione
    catene alimentari le relazioni tra le catene alimentari diventano pi� complesse
    produttivit� all'inizio � maggiore la produttivit� dell'ecosistema (autotrofia) rispetto alla respirazione (eterotrofia); in seguito la produttivit� diminuisce e aumenta invece la respirazione