Approfondimenti

Il sottosviluppo

Molti paesi continuano ad essere bloccati in una condizione caratterizzata strutturalmente da sottoutilizzo e bassa produttività delle risorse. Il conseguente basso livello di prodotto interno lordo pro capite e quindi la generale diffusione della povertà sono solitamente indicati con il termine sottosviluppo.

Le determinanti del sottosviluppo sono da ricercare principalmente nell'insufficiente dotazione di capitale fisico e umano (preparazione tecnica e conoscenze organizzative e imprenditoriali) e nell'uso di tecnologie arretrate o inadeguate.

Con riferimento agli indicatori economici, secondo la Banca mondiale (dati 1998) è in una condizione di sottosviluppo un paese con un reddito pro capite inferiore a 785 dollari.

Origine del sottosviluppo

Il sottosviluppo non è sempre esistito. L'origine delle differenze riguardanti sia il reddito pro capite sia i caratteri strutturali tra le economie va ricercata nella storia dello sviluppo economico moderno e nelle modalità con cui il modo di produzione capitalistico si è imposto sulle economie tradizionali dei singoli paesi. Infatti, mentre già prima della seconda guerra mondiale all'interno del gruppo dei paesi emergenti si osservavano, con riferimento alle singole economie, diversi gradi di sviluppo economico, non si riscontrava ancora una grande variabilità in termini di livelli di reddito. Dal dopoguerra alla metà degli anni Settanta, l'accentuata crescita economica che interessò l'economia mondiale vide l'incremento del reddito pro capite sia nei paesi in via di sviluppo (PVS) sia nei paesi industrializzati, ma segnò anche l'inizio di quella tendenza, tuttora in atto, alla divergenza dei valori assoluti indirizzata a un divario sempre crescente tra le due aree.

Geografia del sottosviluppo

Attualmente, presentano le caratteristiche di un accentuato sottosviluppo i paesi dell'Africa sub sahariana. In quest'area l'attività economica dominante è ancora l'agricoltura di sussistenza e le esportazioni sono quasi esclusivamente costituite da materie prime, cosa che amplifica la debolezza dell'economia nei confronti delle oscillazioni della domanda e del prezzo sul mercato internazionale. I paesi dell'Asia meridionale e orientale, nonostante rientrino nei paesi a basso reddito, presentano invece i segnali di una transizione verso fasi più avanzate dello sviluppo: la produzione dei beni di consumo, rivolta sia all'interno sia al mercato estero, è ormai avviata, garantendo una minore dipendenza dalle importazioni e la possibilità di diversificare le esportazioni.

Struttura produttiva

Il sottosviluppo è caratterizzato principalmente da una struttura della produzione dove l'incidenza percentuale del prodotto agricolo sul PIL è molto alta, mentre i settori secondario e terziario sono poco sviluppati. L'incidenza sul totale degli occupati in agricoltura è ancora maggiore della dimensione relativa del settore a causa della bassissima produttività per addetto e della struttura sociale che implicano la diffusione di sottoccupazione e disoccupazione nascosta. La distorsione a favore delle aree urbane, evidente nelle politiche di industrializzazione e nell'afflusso di finanziamenti statali ed esteri, ha determinato maggiori differenziali salariali tra settori e ha incentivato lo sradicamento di gran parte della popolazione rurale e l'iperurbanizzazione. Con riferimento alla produzione e al mercato, lo sviluppo del settore industriale ha causato un'ineguale distribuzione intersettoriale delle risorse, un loro uso il più delle volte inefficiente e distorsioni nell'allocazione dei fattori (a causa dell'utilizzo di tecnologie ad alta intensità di capitale). Tale sviluppo squilibrato ha inoltre contribuito a ridurre l'elasticità della domanda di lavoro in rapporto alla produzione con l'alterazione dei prezzi relativi dei fattori, rendendo il capitale meno costoso grazie a un sistema di incentivi e sovvenzioni.

La pressione demografica

Anche la struttura della popolazione di un paese può essere indice di sottosviluppo. Infatti, alti tassi di inflazione demografica testimoniano che la transizione demografica (il passaggio da alti a bassi tassi di natalità e mortalità, tale che, completata la fase di transizione, la crescita della popolazione riprende un ritmo normale fino alla stabilizzazione) non si è ancora conclusa. Ciò è attribuibile al fatto che, mentre il tasso di natalità si è in generale mantenuto alto, perché strettamente collegato al grado di cultura e di benessere acquisiti a livello locale, il tasso di mortalità si è notevolmente ridotto grazie al progresso medico e sanitario importato dalle economie avanzate. L'eccesso di pressione demografica ha ripercussioni notevoli sul sottosviluppo: concorre infatti a determinare l'estensione della migrazione, della urbanizzazione, della disoccupazione e del tasso di dipendenza sugli occupati (e quindi della propensione al risparmio, la quale a sua volta incide sulle possibilità di investimento).

Domanda insufficiente

Dal punto di vista della produzione, mentre i PVS possono essere considerati essenzialmente vincolati dall'offerta, nel senso che è la capacità produttiva che limita il livello di attività, non vanno sottovalutati i vincoli dal lato della domanda: essi sono generati dai bassi redditi pro capite e dagli alti tassi di disoccupazione che rendono la domanda effettiva inferiore a quella desiderata.

Mercati imperfetti

Con riferimento all'efficienza dei mercati, il sottosviluppo si traduce nell'elevata incidenza dei costi di transazione e dell'incertezza. In particolare, nel mercato del lavoro, le caratteristiche peculiari sono un'accentuata segmentazione e la presenza di diverse imperfezioni. La segmentazione si riscontra in un'offerta costituita da comparti isolati, in cui alcuni rispecchiano i rapporti di lavoro regolarizzati tipici delle economie moderne, con salari e condizioni lavorative migliori, altri presentano bassa specializzazione e una notevole concorrenza al ribasso dei salari (quest'ultima frutto anche del ridotto potere sindacale). La produzione è spesso decentralizzata presso piccole unità produttive e non regolarizzata, con un accentuato ricorso al lavoro precario e informale. I mercati presentano un alto grado di imperfezione sia con riferimento al numero delle imprese e alla concentrazione (vi sono poche grandi imprese che operano in regime di oligopolio e godono dell'accesso privilegiato alle risorse), sia per l'inadeguatezza delle istituzioni, le quali non riescono a ridurre i costi di transazione, le asimmetrie informative, l'incompleta definizione dei diritti di proprietà e ad assicurare così un più corretto funzionamento del mercato. Tutti questi fattori agiscono da freno all'attività produttiva e agli investimenti, e riducono l'affidabilità dei segnali del mercato, ovvero dei prezzi.

Economia dualistica

La struttura produttiva può essere definita dualistica nel senso che, accanto all'economia regolarizzata, i PVS sono caratterizzati dalla presenza di un insieme di attività che rientrano nel settore informale. Tali attività costituiscono la più importante fonte di reddito e di produzione di beni e servizi per la popolazione delle aree urbane, ma pongono problemi relativi alle scarse garanzie sociali e alla possibilità di crescita involutiva.

Azioni contro la povertà

Tra le politiche per lo sviluppo delle aree svantaggiate vi sono alcuni interventi mirati al superamento del carattere più grave del sottosviluppo, ossia della povertà. Si tratta di programmi di intervento (noti come empowerment of poors) messi in atto dalle varie organizzazioni non governative presenti sul territorio e dalle agenzie delle Nazioni Unite, che si distinguono dalle più generali politiche per lo sviluppo perché incentrati sul superamento della mancanza di accesso alle risorse (innanzitutto terra e credito) e delle discriminazioni, in particolare contro le donne e contro i membri di particolari etnie.