Concorrenza perfetta ed equilibrio economico generale

La massimizzazione del profitto da parte delle imprese è il cuore del meccanismo con cui un insieme di prezzi flessibili garantisce l'aggiustamento delle offerte alle domande, ovvero l'equilibrio economico generale: il meccanismo spontaneo, individuato e descritto per la prima volta da A. Smith (che si riferì ad esso anche con la famosa metafora della “mano invisibile”), grazie al quale un'economia di mercato realizza la compatibilità tra le scelte delle imprese e tra quelle delle imprese e delle famiglie senza alcun intervento coordinatore da parte di un pianificatore.

Il modello di concorrenza perfetta

Il modello di concorrenza perfetta è contraddistinto dai due presupposti di omogeneità del prodotto e informazione simmetrica. Il prodotto è omogeneo quando le sue caratteristiche sono date e quindi indipendenti dall'identità di chi vende o acquista; mentre l'informazione è simmetrica quando tali caratteristiche sono note nella stessa misura a tutti i partecipanti al mercato. Queste ipotesi rendono lo scambio anonimo e privano il singolo scambista della possibilità di influire sull'esito della singola transazione: qualora, infatti, i termini di scambio differissero da quelli praticati dal resto del mercato, per esempio in senso sfavorevole all'acquirente, quest'ultimo troverebbe con certezza termini più favorevoli presso altri venditori. Ne discende che l'equilibrio di mercato deve essere caratterizzato da termini di scambio uguali per tutte le transazioni: ciò che consente di parlare di equilibrio del mercato. Questo equilibrio sarà allora caratterizzato da un unico prezzo; ogni operatore perverrà alle proprie scelte considerando tale prezzo come un dato, ritenendo a priori infruttuoso qualsiasi tentativo di alterarlo; al contempo, acquirenti e venditori saranno soddisfatti delle scelte effettuate, in quanto rispondenti ai propri programmi di azione: se un operatore concorrenziale formula programmi (di acquisto o vendita) che precisano quanto acquistare o vendere in dipendenza dei possibili livelli di prezzo, il prezzo di equilibrio è tale poiché consente la realizzazione simultanea di tali programmi, ovvero assicura che l'insieme delle quantità domandate sia pari all'insieme delle quantità offerte.

Giustificazione teorica del laissez-faire

Lo studio del modello di concorrenza perfetta occupa un posto di assoluto rilievo nella teoria economica, sia per motivi storici sia per le sue particolari proprietà. Da un lato, infatti, l'analisi del meccanismo concorrenziale risale alle origini stesse della scienza economica. Il primo sistematico contributo in questo senso, come abbiamo visto, risale alla Ricchezza delle nazioni (1776 di A. Smith); dall'altro lato, le caratteristiche normative dell'equilibrio di concorrenza perfetta ne fanno un punto centrale dell'analisi economica. L'equilibrio perfettamente concorrenziale è caratterizzato dalla cosiddetta efficienza paretiana (o ottimo paretiano): data un'allocazione delle risorse generata in un mercato perfettamente concorrenziale, non è possibile riallocare le stesse risorse senza danneggiare almeno un operatore; in altri termini, una tale redistribuzione non otterrebbe l'unanime consenso dei partecipanti al mercato. A questo risultato, noto come primo teorema dell'economia del benessere, si suole affiancare il secondo teorema, per il quale, data un'allocazione efficiente in senso paretiano, esiste un equilibrio perfettamente concorrenziale in grado di generarla purché le risorse inizialmente a disposizione degli operatori vengano opportunamente redistribuite. Queste due proprietà della concorrenza perfetta rappresentano la principale giustificazione teorica del laissez-faire, ovvero di quelle posizioni intellettuali favorevoli alla libertà di scambio e tendenzialmente contrarie a un rilevante ruolo dello Stato come operatore economico.

D'altra parte, l'argomento economico forse fondamentale contro il monopolio o, più in generale il potere di mercato dell'impresa, e in pratica la giustificazione economica fondamentale delle leggi per la tutela della concorrenza (leggi antitrust) è che la presenza di imprese con potere di mercato determina un equilibrio economico generale inefficiente nel senso di Pareto.