Jean-François Lyotard

Professore di filosofia all’università di Paris VIII-Vincennes, e successivamente negli Stati Uniti, in una prima fase del suo pensiero il filosofo francese Jean-François Lyotard (Versailles 1924 - Parigi 1998) ha individuato uno spazio differente dal discorso e irriducibile a esso. In Discorso, figura (1971), attraverso un esame degli sviluppi delle arti e delle teorie dell’arte a partire dal ‘400, ha messo in questione il primato che la tradizione filosofica occidentale ha attribuito al discorso, che è in realtà sovvertito dal “figurale” (l’immagine, il corpo e le pulsioni), il quale non può essere tradotto in termini linguistici e assoggettato a una funzione comunicativa. Ha approfondito tale prospettiva in Economia libidinale (1974), in cui accanto all’apporto della psicoanalisi freudiana vi è anche un confronto critico con il pensiero di K. Marx: non si deve protestare contro lo sfruttamento del capitalismo, ma scorgere dietro a quest’ultimo la dimensione delle pulsioni, in una prospettiva critica di emancipazione tesa a far valere il desiderio come forza affermativa. Nel “rapporto sul sapere” intitolato La condizione postmoderna (1979), divenuto poi vero e proprio manifesto del pensiero della postmodernità, Lyotard ha superato questa sua posizione, qualificandola come “una metafisica romantica del desiderio”: l’età postmoderna è caratterizzata dal venir meno della forza di coesione e di inquadramento dei tre “grandi meta-racconti”, o “meta-narrazioni” (illuminismo, idealismo, storicismo marxista), e da una molteplicità di linguaggi incommensurabili fra loro. Si è aperta così la seconda fase della riflessione di Lyotard, all’insegna non tanto della nostalgia per l’unità e l’intero perduti, quanto della diversificazione, della pluralità e instabilità come aspetti intrinseci e costitutivi del reale. In questa prospettiva egli ha ripreso in considerazione il discorso stesso, in quanto caratterizzato da famiglie di frasi eterogenee (descrittive, prescrittive ecc.), e ha centrato il suo interesse verso l’etica. In Il dissidio (1983), la sua summa filosofica, Lyotard ha sostenuto la necessità di una razionalità “paralogica”, “paratattica” e “trasversale”, cioè non subordinante e gerarchizzante ma adeguata ai differenti e rispettivi campi di applicazione. In un’ottica di relativizzazione del sapere si è richiamato anche ad Aristotele, riconoscendovi il primo pensatore che ha operato un’esplicita differenziazione delle scienze in base alle loro rispettive finalità, alla struttura del loro oggetto e alle loro specifiche forme di ragionamento. Ha rivalutato alcuni aspetti dell’etica aristotelica e ripreso il modello kantiano del giudizio riflettente, cercando di stabilire un criterio di giustizia svincolato da enunciati veri e universali.