La filosofia della storia

Studiata nell'ottica di questa nuova scienza, la storia non è un succedersi di avvenimenti slegati gli uni dagli altri, ma deve avere in sé un ordine fondamentale e delle leggi che la governano. La storia si muove nel tempo, ma sul fondamento di un ordine universale ed eterno, trascendente rispetto alla storia particolare delle nazioni. Questa "storia ideale eterna" costituisce la norma verso cui la storia concreta deve elevarsi. Essa è tripartita: a un'età degli dei, caratterizzata dai "bestioni" o uomini primitivi privi di capacità riflessiva ma dotati di forti sensi, seguono l'età degli eroi, caratterizzata dal predominio della fantasia sulla riflessione razionale, e l'età degli uomini, o della ragione dispiegata. La scansione di queste tre età rappresenta il ciclo dell'incivilimento dell'uomo. Ma questo risultato di incivilimento è del tutto sproporzionato alla modestia dei fini e dei mezzi umani. Vico ritiene che l'incivilimento sia l'esito di una "eterogenesi dei fini", cioè della collaborazione di due menti, l'umana e la divina (sotto forma di Provvidenza), i cui fini diversi conducono al medesimo risultato. La ragione dispiegata propria della terza età storica è capace di chiudersi e ribellarsi alla Provvidenza, ma in tal modo provoca l'arresto dell'incivilimento e la caduta nella "barbarie della ragione". Il processo di incivilimento può assumere così un carattere ciclico, perché, quando una civiltà riprecipita nella barbarie, le forme mentali delle tre età storiche si ripresentano secondo la loro scansione. Questa dottrina dei "ricorsi storici" indica solo come la civiltà raggiunta non sia mai una conquista definitiva.