Introduzione

Lo studio della cinematica, cioè di quella parte della meccanica che si occupa di descrivere il moto di un corpo indipendentemente dalle cause che l'hanno provocato, suddivide i movimenti in due grandi categorie: quelli la cui traiettoria è una retta, e che vengono detti moti rettilinei (trattati in questo capitolo), e quelli che si svolgono lungo traettorie curve, detti moti curvilinei (trattati nel capitolo successivo). Un corpo è in moto se, al variare del tempo, varia la sua posizione nello spazio rispetto a un sistema di riferimento; la grandezza che esprime la variazione della posizione nell'unità di tempo è detta velocità. La velocità è costante nel moto rettilineo uniforme, mentre varia nel moto rettilineo non uniforme. Le variazioni della velocità sono espresse da una grandezza detta accelerazione; un moto rettilineo in cui l'accelerazione è costante è detto moto uniformemente accelerato. Le leggi del moto stabilite dalla cinematica valgono nell'ambito della fisica classica, cioè quando si considerano velocità molto minori di quella di propagazione della luce (pari a circa 300.000.000 m/s); inoltre tali leggi si riferiscono al movimento di corpi cosiddetti puntiformi (le cui dimensioni geometriche sono cioè trascurabili).