La nascita delle idee nuove

Saint-Simon

Louis de Rouvroy, duca di Saint-Simon (1675-1755), è autore difficile da classificare, singolare figura non comparabile a nessun'altra. La sua opera sembra ancora appartenere al Seicento, perché si inserisce nella tradizione dei memorialisti e dei moralisti, e più ancora perché l'ambientazione e le convinzioni politiche, tipiche del conservatorismo aristocratico seppure antiassolutista, la fanno apparire l'ultimo sguardo rivolto al passato da un'epoca che cambia. Eppure, per la concezione dell'uomo e per lo stile, i Mémoires sono opera interamente settecentesca, ormai lontanissima dalla pacata ricerca di armonia e dal rispetto delle convenienze proprie dell'età precedente.

La vita alla corte di Versailles

Saint-Simon nacque a Parigi da una famiglia dell'alta nobiltà elevata alla dignità del ducato da Luigi XIII. Presentato a corte (1691), divenne moschettiere del re e servì nell'esercito. Nel 1702 lasciò il servizio militare e si stabilì a Versailles, dove nel 1710 gli fu assegnato dal sovrano un appartamento nel palazzo reale. Nel nuovo ruolo di cortigiano, Saint-Simon si appassionò alle cerimonie e alle questioni di etichetta sulle quali era chiamato a intervenire come esperto.

Tuttavia Saint-Simon si inimicò Luigi XIV per aver rivolto critiche astiose a lui e alla sua amante, madame de Maintenon: egli rimproverava al re di contaminare il proprio sangue con donne di rango inferiore, a madame de Maintenon di ispirargli decisioni politiche senza esserne all'altezza. La morte del re, cui erano premorti il Gran Delfino (1711), unico figlio legittimo, e anche il nipote duca di Borgogna (1712), designato al trono, su cui Saint-Simon fondava tutte le sue speranze, lasciò immutato il problema della successione. Alla fine egli appoggiò la candidatura del duca d'Orléans, nipote del re, che divenne Reggente. Saint-Simon entrò a far parte del Consiglio di Reggenza, ma non seppe approfittarne e, quando Luigi XV raggiunse la maggiore età, il nuovo ministro, il duca di Borbone, gli fece capire che a corte non c'era più posto per lui.

Le "Memorie"

I luoghi del suo ritiro furono il castello normanno a La Ferté-Vidame e l'appartamento parigino del faubourg Saint-Germain. A poco a poco rimase solo: morirono la moglie (1743), il primo figlio (1746) e il secondo (1754). In questa solitudine lo scrittore completò l'opera che aveva iniziato a scrivere a partire dal 1739: Mémoires du duc de Saint-Simon sur le règne de Louis XIV et la Régence (Memorie del duca di Saint-Simon sul regno di Luigi XIV e la Reggenza). Lo studioso G. Macchia ha definito questo memoriale vastissimo una folta selva con "una vegetazione splendida e erbacce e veleni". Personaggi e ambienti vi appaiono infatti come deformati dall'ottica di chi guarda e si identifica, senza distanza tra sé e il proprio oggetto. Dietro l'impegno di testimonianza dello storico, fatto con dovizia di particolari, trapela l'emozione dell'escluso, che si serve di immagini traboccanti per esprimere il proprio sdegno. I ritratti di Saint-Simon alternano con folgorante rapidità particolari fisici e spirituali e pervengono a una sintesi penetrante, che restituisce l'individuo nella sua complessa realtà di corpo e spirito. Il critico E. Auerbach ha sottolineato la capacità straordinaria di Saint-Simon di "penetrare nella profondità dell'esistenza umana per mezzo di dati esteriori scelti a piacere", capacità che presuppone una concezione del tutto nuova dell'uomo. Vi giunge con uno stile che rifiuta ogni vincolo classico, celebre per la sua "negligenza", una prosa frettolosa e affannosa, che si impenna e si distende per seguire il ritmo di un discorso irto di ellissi e di anacoluti. Dopo la morte di Saint-Simon, i Mémoires furono posti sotto sequestro dai creditori, sequestro prolungato nel 1760 da un ordine del re. Parzialmente resi noti nel 1788-89, furono pubblicati nel 1829-30 e subito molto apprezzati per la forza di penetrazione psicologica e la libertà dello stile.