Il romanzo: il diritto alla felicità

Il romanzo libertino

La letteratura libertina del Settecento, a lungo trascurata e liquidata come letteratura scandalosa di basso livello, è stata recentemente studiata dalla critica in una prospettiva sgombra da preconcetti e quindi ricollocata nel contesto del modo di pensare e dell'evoluzione letteraria del secolo. I romanzieri libertini del Settecento, eredi di quelli del Seicento, spostarono decisamente l'accento dalla provocazione religiosa alla provocazione sociale: sono i costumi, più che il modo di pensare, l'ambito in cui il libertino, generalmente aristocratico, rivendicò la propria indipendenza nei confronti della morale comune. La letteratura libertina creò così un nuovo personaggio scettico, lucido e sicuro di sé, che si fa beffe dei sentimenti e della morale, che sostituisce all'amore la ricerca del piacere e spesso vede nell'erotismo il gioco raffinato per dominare l'altro. Molti autori si specializzarono nel genere, altri si cimentarono solo occasionalmente: basti pensare a Montesquieu e soprattutto a Diderot, autore del delizioso romanzo Les bijoux indiscrets (I gioielli indiscreti, 1748), riuscita fusione di licenzioso e satirico, serio e faceto. Tra la vasta produzione libertina si ricordano: Les confessions du comte de *** (Le confessioni del conte di ***, 1741) del bretone Charles Duclos (1704-1772); Angola, histoire indienne (Angola, storia indiana, 1746) del cavaliere de La Morlière (1701-1785); Margot la ravaudeuse (Margot la rammendatrice, 1750) di Fougeret de Monbron.

Crébillon fils

Claude-Prosper Jolyot de Crébillon (1707-1777), detto Crébillon fils per distinguerlo dal padre, Prosper Jolyot, autore di cupe tragedie, viene considerato giustamente l'autore più significativo del genere. Dopo gli studi presso i gesuiti del collegio Louis-le-Grand, scrisse alcuni racconti libertini, scandalosi ed eleganti, che gli procurarono un grande successo, l'etichetta di autore licenzioso, qualche settimana di carcere e un periodo di esilio da Parigi. Si ricordano: L'écumoire (La schiumarola, 1734); Le sopha (Il sofà, 1742); Le hasard au coin du feu (Accanto al fuoco, 1763). Il suo capolavoro è un romanzo d'analisi, Les égarements du cœur et de l'esprit (Gli smarrimenti del cuore e dello spirito, 1736). Nella prefazione Crébillon dichiara chiaramente il proprio intento, ovvero sottrarre il romanzo all'accumulo di avvenimenti, alle forzature inverosimili e tenebrose, per restituire naturalezza agli eventi e ai sentimenti. Crébillon intende liberare il romanzo dal contrasto tradizionale fra morale e passione, ma anche dal contrasto più moderno e altrettanto schematico tra avversità e passione. Per il giovane protagonista l'amore è un'esperienza lontana dalle turbinose passioni della tragedia o del romanzo alla Prévost, è semplicemente, con un po' di ironia, la ricerca del piacere, un movimento dei sensi. Sullo sfondo della società del Settecento, colta con finezza e acume, Crébillon analizza tutte le sfumature del desiderio, le indecisioni dell'eroe, la sua perpetua mobilità e si inserisce quindi a buon diritto nella prestigiosa tradizione francese del romanzo d'analisi.