Teatro e prosa del secondo Settecento

La resurrezione del teatro: Beaumarchais

Dopo Marivaux il teatro francese attraversava un periodo di crisi nonostante spettacoli e pubblico numerosi. Tragedie e commedie rimasticano stancamente i modelli del passato: terrore e sangue da una parte, macchiette e farse dall'altra. Tra questi due eccessi alcuni autori individuarono una terza via, quella del dramma borghese, o"dramma serio" (sérieux ), in prosa, che asseconda il gusto della borghesia interpretandone gli ideali. Le riflessioni più interessanti in merito si devono a Diderot, secondo cui il teatro deve abbandonare i soggetti nobili per affrontare la rappresentazione della realtà; nei suoi stessi drammi, però, egli non riesce a realizzare felicemente tali idee. Buona parte dell'abbondante produzione di drammi seri del tempo è di qualità mediocre ed è stata completamente dimenticata. Non a caso il critico Giovanni Macchia ha potuto parlare di "risurrezione" del teatro francese solo grazie alla sintesi originale di Beaumarchais.

Una vita avventurosa

Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais (1732-1799), nato a Parigi, lasciò la scuola a tredici anni per lavorare nella bottega del padre orologiaio: divenne un artigiano tanto abile da mettere a punto un nuovo tipo di meccanismo regolatore, che lo rese celebre. Iniziò così la sua turbinosa carriera, da orologiaio a maestro d'arpa delle figlie di Luigi XV, a socio di uno dei maggiori banchieri dell'epoca, Pâris-Duverney, con il quale intraprese speculazioni che lo arricchirono rapidamente. Nel 1761 si recò in Spagna per soccorrere l'onore offeso di una sorella e al tempo stesso per realizzare un lucroso affare. Nel frattempo di dedicava alle letture e si lasciava attrarre dalla vocazione al teatro. Nel 1767 fece rappresentare con scarso successo Eugénie (Eugenia), seguito da Les deux amis (I due amici, 1770): due drammi borghesi alquanto convenzionali. Nel 1770, alla morte di Pâris-Duverney, fu coinvolto in vari processi contro l'erede del finanziere, per l'accusa tra l'altro di tentata corruzione di un consigliere. Per difendersi attaccò gli abusi giudiziari in quattro Mémoires (Memorie, 1773-75), satira mordace e piena di verve, molto apprezzati dal pubblico. Concluso il processo, entrò al servizio di Luigi XV e poi di Luigi XVI come "agente segreto" e compì numerose missioni in Inghilterra e in Germania.

L'ascesa teatrale

Nel 1775 si rappresentò la sua commedia Le barbier de Seville (Il barbiere di Siviglia), che riscosse un grande successo. Nel 1776 Beaumarchais organizzò per conto del governo la vendita clandestina di armi all'America; nel 1777 fondò la Società degli Autori; nel 1783 intraprese la prima edizione delle opere complete di Voltaire in 70 volumi. Intanto preparava il debutto della nuova commedia, leggendone brani nei salotti per alimentare la curiosità del pubblico. Nel 1784 andò in scena Le mariage de Figaro (Il matrimonio di Figaro), seguito del Barbiere, che fu un trionfo. Nel 1785 Beaumarchais si associò con i Périer per fondare la Compagnia delle Acque di Parigi. Ormai era ricco e famoso, ma il declino si avvicinava. L'ultimo dramma, La mère coupable (La madre colpevole, 1792), risultò mediocre. Denunciato per detenzione di armi e arrestato durante la Rivoluzione, sfuggì alla morte grazie all'intervento di una sua amante. Si rifugiò in Inghilterra, quindi in Olanda e in Germania, dove visse miseramente. Tornato in Francia nel 1796, morì a Parigi.

"Il barbiere di Siviglia"

Dalla trama, il Barbiere sembra una commedia tradizionale, basata su uno schema classico. Eppure, all'interno di quel quadro, Beaumarchais pone le basi di un'arte comica nuova, capace di fondere in un abile dosaggio la satira con "l'imbroglio". Il meccanismo perfetto dell'intrigo, la verve brillante del dialogo, i brani satirici, il ritmo dell'azione teatrale: Beaumarchais si rivela un autore sicuro e rigoroso. I personaggi, Figaro, Rosina, il conte Almaviva, Bartolo, Basilio, non sono caratteri stilizzati, ma sono tratteggiati in modo nuovo, realistico, sono già eroi dotati di personalità propria.

L'apoteosi di Figaro

Il capolavoro di Beaumarchais è senza dubbio Il matrimonio di Figaro, che arricchisce e approfondisce i caratteri già individuati nel Barbiere. La struttura si fa più complessa: l'autore domina magistralmente un imbroglio composto da innumerevoli intrighi. Già il Barbiere celebrava il trionfo di Figaro, un personaggio affascinante, ingegnoso e astuto, intraprendente e senza scrupoli. Qui la novità rilevante è che il valletto ottiene il successo non "per" il suo padrone, ma per se stesso, anzi addirittura "contro" le ambizioni del conte. Le numerose e pungenti battute satiriche contro i privilegi e l'arroganza dei grandi, contrapposte all'elogio del merito personale, delle risorse dell'ingegno e della volontà, fanno di Figaro un personaggio esemplare di una fase storica, il campione dell'iniziativa privata, l'immagine dello stesso Beaumarchais, tipico esempio dell'ascesa della borghesia.

I temi dell'amore e della giovinezza, già centrali nel Barbiere di Siviglia, acquistano nel Matrimonio di Figaro sfumature più ricche: si va dai primi battiti del cuore del paggio Cherubino ai turbamenti della contessa, alla malinconia di fronte all'usura del tempo che appanna fatalmente anche i sentimenti più vivi. L'opera dunque presenta una gamma di toni più ampia, più intensa, e appare come un richiamo gaio e insieme amaro all'itinerario della vita. Entrambe le opere ispirarono musicisti: Il barbiere di Siviglia, l'omonima opera buffa di G. Rossini (1816), l'altra, le Nozze di Figaro di W.A. Mozart (1786).