Chateaubriand

La vita e le opere

François-René de Chateaubriand (1768-1848), nato a Saint-Malo, ultimogenito di una famiglia bretone, aristocratica ma impoverita. Fece studi in collegio, esperienza militare e venne presentato a Luigi XVI.

La Rivoluzione intervenne a spezzare il percorso tradizionale di ogni aristocratico del tempo: Chateaubriand approvò i primi fermenti rivoluzionari, ma se ne allontanò disgustato dalla violenza e dal sangue. Schierato a favore della monarchia, raggiunse l'esercito degli emigrati realisti. Dopo l'esecuzione del re, emigrò a Londra: vi rimase sette anni, conducendo un'esistenza miserabile. Nel 1797 pubblicò l'Essai historique sur les révolutions (Saggio storico sulle rivoluzioni), opera caotica, malvista dai repubblicani e ancor più dalla Chiesa. La morte della madre (1798) e di una delle sorelle lo ricondussero al cristianesimo. Nel 1800 tornò in Francia e pubblicò nel 1801 il racconto Atala, che ottenne un enorme successo. Il racconto faceva parte di un'opera più vasta, il Génie du christianisme (Genio del cristianesimo, 1802), apologia sentimentale di un cristianesimo reazionario. Nel 1805 ne staccò un altro frammento, il racconto René, il cui protagonista diventò modello del nuovo eroe romantico.

Con il favore di Napoleone, ebbe inizio la sua carriera politica: primo segretario d'ambasciata a Roma (1803), ministro (1815) e pari di Francia dopo la caduta di Napoleone, ambasciatore a Londra (1822), ministro degli esteri (1822). L'attività politica non lo distolse dalla scrittura. Nel 1809 pubblicò Les martyrs (I martiri), lungo romanzo storico, ambientato ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano, traboccante di prodigi, crudeltà e cattivo gusto. Dal 1826 intraprese la pubblicazione delle Opere complete, comprendenti testi precedenti ancora inediti: Les Natchez; il Voyage en Amérique (Viaggio in America); Les aventures du dernier Abencérage (Le avventure dell'ultimo degli Abenceragi).

La fine dei Borboni concluse la sua carriera politica. Nel 1830 si rifiutò di riconoscere il re Luigi Filippo e si dimise dalle sue cariche. Nel 1836 vendette i diritti d'autore sulle sue memorie, cui lavorava da molti anni, a condizione che fossero pubblicate dopo la sua morte. Nel 1843, ormai vecchio, scrisse la Vie de Rancé (Vita di Rancé, 1844), biografia di un frate trappista del Seicento, estremo capolavoro e testamento letterario. Morì a Parigi.