La lirica della Magna Grecia

Ibico

Ibico nacque a Reggio, nell'attuale Calabria, attorno al 580 a.C. da una famiglia nobile. Cominciò a scrivere in patria canti corali ispirati alla materia epica, nello stile di Stesicoro. Le testimonianze antiche riferiscono che Ibico non accettò di divenire tiranno di Reggio, e, nonostante la notorietà conseguita, preferì trasferirsi presso la corte di Policrate di Samo, dove era attivo anche Anacreonte. Sotto il suo influsso e forse anche per le suggestioni dei poeti della vicina Lesbo (Alceo e Saffo), passò a toni più intensamente lirici e a temi erotici. La morte di Ibico è immersa nel mito, come dimostra la cosiddetta leggenda delle 'gru di Ibico' secondo cui a dargli la morte fu un drappello di banditi. Il cadavere venne nascosto, ma fu ritrovato grazie alle indicazioni di uno stormo di gru.

L'opera

Delle sue liriche, raccolte dagli antichi in 7 libri, rimangono circa 30 frammenti (il più lungo dei quali è un Encomio di Policrate) scritti in dialetto dorico frammisto a forme epico-ioniche. L'encomio, dedicato al tiranno Policrate e al figlio, narra la parte conclusiva di un mito poco conosciuto della saga troiana e si discosta dal modello di Stesicoro (narrazione ampia e distesa del mito), ma tratta il mito per punti salienti avvicinandosi alla tecnica narrativa propria della poesia corale e di Pindaro.