Il romanzo

Origine ed evoluzione del romanzo

Per quanto riguarda le letterature antiche, appare difficile rintracciare un'origine comune delle narrazioni romanzesche e tener distinte in modo univoco queste ultime dalla narrazione epica. Infatti, accanto a racconti svolti intorno a un nucleo gnomico-religioso (per esempio il romanzo aramaico Aihqar del sec. VI a.C.), se ne trovano altri puramente avventurosi, come il famosissimo Sinuhe, una narrazione egizia in prima persona, ambientata all'inizio del sec. XX a.C. e trasmessa da numerosi papiri, il primo dei quali risalente al sec. XVIII a.C. Accanto a queste due forme primitive di narrazione romanzesca va ricordata anche la biografia, a partire dalla Ciropedia di Senofonte (per il critico russo M. Bachtin già a tutti gli effetti un romanzo) fino alle biografie posteriori di carattere esortativo o agiografico quali il cosiddetto Romanzo di Alessandro dello Pseudo-Callistene (sec. III), la Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato (ca. 200) e, in ambito cristiano, le varie vite dei santi e degli apostoli. Che poi la narrazione romanzesca avesse origine e destinazione popolare è vero solo in parte, poiché alcuni romanzi greci e latini e, per quanto è possibile giudicare, lo stesso Sinuhe, rivelano una notevole raffinatezza stilistica; certo è che il romanzo rimase una composizione estranea alla teoria classica dei generi letterari. Esso venne quindi a configurarsi come una sorta di non-genere, un ibrido indefinibile. Il romanzo è stato anche visto, in modo limitativo come forma degenerativa o dissolutiva del poema epico, e in qualche caso (per esempio nel romanzo medievale) ciò può essere vero. Infatti è necessario considerare che l'epica elabora sempre miti e leggende, mentre il romanzo inventa la sua trama o finge di desumerla (e talora la desume effettivamente) dalla vita reale. Ne consegue che l'oggetto del poema epico si colloca in un “passato assoluto”, mentre quello del romanzo, anche quando sia cronologicamente remoto, viene avvicinato al lettore.